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Indagine sulle siringhe volute da Arcuri. Ecco quanto in più sarebbero state pagate

Pubblicato il 27/01/2021 11:47

Mascherine, banchi a rotelle, padiglioni per le vaccinazioni anti-Covid; ritardi, contratti segreti, indagini… e adesso è la volta delle siringhe, che per il loro valore potrebbero essere tempestate di diamanti. “Pagate fino a sei volte più di quelle normali”, riferisce la Repubblica.

La situazione è di una tale assurdità da meritare l’intervento della Corte dei Conti che per vederci chiaro ha avviato le procedure di indagine. “La Procura contabile del Lazio ha aperto un fascicolo per verificare se la spesa sostenuta sia stata proporzionale ai benefici, o se invece, un risultato analogo poteva essere ottenuto con gli strumenti tradizionali”, riferisce il quotidiano. 

Parliamo di 157milioni di siringhe di precisione (con cono e ago Luer lock) che hanno richiesto una spesa complessiva di “una decina di milioni di euro”. Ma, tralasciando il dettaglio (per modo di dire) della spesa, un altro paradossa fa a pungni con la realtà. L’Italia avrebbe acquistato all’estero le siringhe, mentre le aziende italiane producevano già milioni di quei prodotti standard, “in uso nella sanità italiana da sempre e commissionate dalla Francia per iniettare lo stesso vaccino anti-Covid”. 

Gli uffici del commisario Arcuri in merito all’acquisto delle particolari siringhe ad avvitameto, sottolineano che la scelta è dipesa dalle indicazioni “sia delle case produttrici dei vaccini, sia dall’agenzia Aifa che richiedeva l’utilizzo delle Leuer lock”, perchè considerate “a maggior precisione e sicurezza, nell’interesse collettivo”.

Arcuri settimane fa aveva invece dichiarato a sostegno della scelta delle siringhe “più performanti”  che queste “hanno una differenza di prezzo di soli pochi centesimi”. 

Nei fatti la Corte dei Conti ha un limitato potere di controllo in questa situazione in quanto l’articolo 122, comma 8 -riferendosi ai “contratti relativi all’acquisto di beni” ritenuti idonei a far fronte all’emergenza”- recita che “tutti tali atti sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi li obblighi di rendicontazione”. Inoltre: “Per gli stessi atti la responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario”. Si tratterebbe per i magistrati di uno scudo che il governo avrebbe garantito al commissario con il decreto Cura Italia; un “clamoroso paracadute, in grado di riservare al commissario un potere discrezionale pressoché assoluto”.