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Il tribunale conferma i rapporti tra Ricciardi e Big Pharma: “Ma non c’è conflitto d’interesse”

Pubblicato il 24/02/2022 10:14

Si parla da mesi dei rapporti tra Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, e le case farmaceutiche che si sono lanciate in fretta e furia nel business del vaccino, vedendo le proprie casse gonfiarsi come mai successo prima. Un legame al centro, per esempio, del libro inchiesta “Vaccina-nazione” di Giulia Innocenzi, che ha parlato di un potenziale conflitto di interessi visto che Ricciardi aveva lavorato in passato con le varie Novartis, Glaxosmitheline, Sanofi Pasteur, Menarini e via dicendo. Una vicenda sulla quale, però, tutti sembrano muoversi con insolita cautela.

Sui rapporti tra Ricciardi e Big Pharma si è espresso il gup di Roma Giulia Proto, che ha rilevato come “Ricciardi abbia effettivamente svolto consulenze per diverse case farmaceutiche” prima di diventare presidente dell’Istituto Superiore della Sanità e consigliere di Speranza. Il Codacons ha presentato vari esposti all’Anac, l’Autorità anticorruzione, denunciando il conflitto di interessi in piano a Ricciardi, tutte pratiche che però erano state archiviate. Poi, però, un pronunciamento del Consiglio di Stato ha di colpo ribaltato la situazione.

Il 3 aprile 2021, il Consiglio ha infatti accolto il ricorso del Codacons, obbligando l’Autorità anticorruzione a riaprire il dossier. Cosa è successo da allora? Niente di niente. Come raccontato da Francesco Borgonovo sulle pagine della Verità, il Codacons non ha più ricevuto notizie, mentre i giornali non hanno più parlato del caso. L’Anac ha respinto ogni accusa sostenendo di aver realmente riaperto la pratica, chiedendo all’Iss e allo stesso Ricciardi numi in merito alle relazioni con le case farmaceutiche, per accertare la sussistenza o meno di un conflitto di interessi. Concludendo però che il professore, prima di occuparsi di vaccinazioni, non avesse l’obbligo di dichiarare alcunché.

Ricciardi, come raccontato da Innocenzi nel libro “Vaccina-nazione”, non solo ha collaborato con le aziende farmaceutiche fino al 2012, ma ha anche lavorato fino al 2015 per delle riviste scientifiche edite dalla lobby del farmaco Altis Ops srl. Di fronte alle proteste del Codacons, Anac si è limitata a ribadire come il professore non avrebbe violato alcuna norma, invitando però allo stesso tempo l’Iss a rivedere le proprie regole per renderle “più sensibili al rischio di conflitto di interesse”. Il caso, secondo l’Autorità anticorruzione, è chiuso.

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