La battaglia per obbligare medici e infermieri a vaccinarsi a ogni costo, calpestando ogni legittimo dubbio sull’efficacia e la sicurezza di farmaci che non stanno dando le risposte attese, rischia di trasformarsi in un boomerang per il governo. Il prossimo 6 ottobre si terrà infatti la prima udienza del ricorso presentato al Tar di Genova da oltre 400 sanitari contro la Asl della Liguria, con l’avvocato Daniele Granara che ha parlato di “speranza per il raggiungimento di un esito positivo”.
Granara è il punto di riferimento per oltre 2.500 tra medici e infermieri provenienti da varie Regioni e che hanno deciso di non piegarsi alle imposizioni dell’esecutivo, che obbliga chi lavora nelle strutture sanitarie a sottoporsi al vaccino grazie al Dl 44 convertito in legge a giugno. I giudici del Tar ligure, nel fissare l’udienza per il 6 ottobre, hanno chiarito che se nel frattempo le varie Asl dovessero procedere nei confronti di medici o infermieri, i provvedimenti verrebbero sospesi.
Una piccola, prima vittoria, insomma, che in attesa dell’esito del procedimento permetterà anche a chi non si è piegato all’imposizione del vaccino di continuare a esercitare il suo lavoro, senza conseguenze. Una decisione che arriva proprio mentre il commisarrio all’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, punta il dito contro un’altra categoria, gli insegnanti, per i quali ha chiesto corsie preferenziali così da procedere a vaccinazioni rapide in tutta Italia.
Oltre a Genova sono stati presentati ricorsi anche a Brescia e Milano, per un totale di circa tremila sanitari. Tre i principi alla base del ragionamento dei ricorsi: l’incertezza “sui rischi derivanti dall’assunzione del siero” e le “sperimentazioni con tempi troppo brevi per considerarle affidabili”, la “percentuale di fallimenti nel produrre immunità dovuti alle nuove varianti” e, infine, “l’illegittimità dell’imposizione ai lavoratori della sanità”.
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