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Il ricatto dell’Europa. Ecco come Bruxelles vuole imporci Draghi indefinitamente

Pubblicato il 07/07/2022 18:16

Momenti di tensione nei Palazzi dell’Ue per quanto riguarda la situazione italiana. Il rischio che nel Belpaese si possa aprire una crisi di governo, con conseguente sfiducia di Mario Draghi sta provocando solo fibrillazione e incredulità. Mentre il Parlamento europeo ieri era impegnato a votare sulla definizione di quali fonti energetiche possano essere definite “green” e quali no, il cosiddetto “Caso Italia” tornava alla ribalta tra i banchi di Strasburgo. L’Europa prepara un nuovo ricatto per confermare Mario Draghi alla guida del Paese.
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Il Pnrr è la maggior preoccupazione

Per l’Europa la credibilità del nostro Paese è sempre in bilico ed è strettamente legata agli uomini posti al comando del governo italiano. E’ una situazione con cui tutti devono fare i conti, e da quelle parti i conti si fanno principalmente sul Recovery Fund. Una paventata crisi di governo a Roma diventa un vero e proprio terremoto in Belgio. La preoccupazione principale è focalizzata sul tema del NextGenerationEu, anche perché una decina di giorni fa il governo ha inviato una lettera ufficiale alla Commissione, annunciando di aver raggiunto nel semestre appena concluso tutti gli oltre 40 punti del Pnrr.
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Il secondo step del Pnrr

Sebbene vi sia stata una risposta informale positiva, che porterà all’approvazione nei prossimi giorni del test semestrale e stanzierà un’altra tranche di fondi (circa 24 miliardi di euro), dietro queste consultazioni ufficiose si cela un gigantesco “ma”. Quel «ma» riguarda gli obiettivi del semestre in corso, ovvero quello che va da luglio a dicembre. La prima parte riguardava riforme o procedimenti legislativi, la nuova interesserà soprattutto la messa a terra dei cantieri. Opere concrete, dunque. Progetti veri e propri. La maggior parte dei quali ricadono sotto la responsabilità degli enti locali. Comuni, per lo più, e regioni.
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L’apprensione dell’Europa

Come riportato da la Repubblica, questa situazione è già monitorata con apprensione sia dalla Commissione europea che dal governo italiano stesso. «E come pensate – è il discorso che si fa negli uffici dell’esecutivo europeo rivolgendosi ai diversi interlocutori italiani – di affrontare questo passaggio così delicato durante una campagna elettorale? Come pensate che si possa risolvere positivamente se fate a meno della persona che ha rappresentato la garanzia da prestare all’Ue per i soldi del Recovery?».
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Le accuse dell’eurodeputato tedesco all’Italia

Fatto sta che in Ue sono molti a dubitare della capacità dell’Italia di conseguire questi risultati nei prossimi sei mesi, tenendo conto anche dell’eventuale campagna elettorale e con un premier di transizione incaricato solo di condurre il Paese alle urne. Ieri, ad esempio, durante la riunione del gruppo parlamentare più numeroso, il Ppe, un eurodeputato tedesco si è rivolto a un collega italiano con gli occhi sgranati: «Davvero state litigando su Draghi? In questa situazione? Proprio ora che non sappiamo cosa accadrà con la guerra e con il gas?». La risposta è stata un remissivo allargare delle braccia.
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Confermata la fiducia a Draghi

Inoltre, il potente capogruppo popolare, il tedesco Manfred Weber, ieri nel suo intervento in aula ha confermato la stima nei confronti del Presidente del consiglio, andando contro la linea tedesca e accogliendo la proposta del tetto al prezzo del gas: «Dobbiamo concentrarci sul compito più importante: il controllo dell’inflazione e la sicurezza energetica. Come primo passo io sostengo l’iniziativa di Draghi di imporre un tetto temporaneo ai prezzi che i Paesi europei sono disposti a pagare per il gas naturale russo». Nell’Europarlamento e nella Commissione c’è anche un’ulteriore preoccupazione che si basa su alcune previsioni, non rese pubbliche, secondo cui un eventuale blocco totale del flusso di gas dalla Russia, si ripercuoterebbe in modo particolare sulle economie dell’area Mediterranea.
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Il ricatto dell’Europa

Insomma, sono giorni di tensione dalle parti di Bruxelles. L’Europa teme la crisi perché ciò potrebbe portare l’Italia ad essere nuovamente un fattore di debolezza per l’Unione. «Andiamo verso periodi in cui potremmo avere acque ancora più agitate di quelle che abbiamo adesso – è il messaggio del commissario europeo, Paolo Gentiloni – Tutto suggerisce di non agitare troppo la barca. Mi auguro che anche in Italia, come in altri Paesi, prevalga questo sentimento. In questo momento la stabilità è un valore da preservare». Come ben sappiamo, quando l’Europa ragiona in questi termini, spesso è la democrazia a farne le spese. E’ lecito aspettarsi a breve un qualche genere di ricatto, con cui l’Ue minaccerà la politica italiana per legarla ad una stabilità di governo che poco avrà a che vedere con i problemi legati alla fallimentare gestione del Paese da parte dei “migliori”, in favore delle solite dinamiche finanziarie dettate dall’alto.

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