Com’era prevedibile i grandi giornali si sono messi a nudo nella loro più totale ipocrisia: dopo una Estate a creare il caso del generale Vannacci – sulla cui scia questo militare con un signor curriculum ha venduto carriolate di libri e oggi è in corsa per un posto da europarlamentare – si sono ritrovati in imbarazzo di fronte alla parola rabbiosa di Papa Francesco, la “frociaggine”. Nel giro di 48 ore (il primo a far trapelare la cosa era stato Dagospia domenica) il Santo Padre ha assecondato la liturgia del politicamente corretto e ha chiesto scusa, facendo tirare un bel sospiro di sollievo a tutti coloro che si erano trovati in fuorigioco per quell’espressione che manco Vannacci aveva osato pronunciare.
Anche le scuse ovviamente appartengono alla “forma”, per dirla con Massimo Gramellini, che ieri si è esibito sul tema. Intanto è assai opinabile che “Bergoglio sta alla raffinatezza intellettuale del suo predecessore Ratzinger come un lottatore di wrestling sta a un ballerino classico” perché Bergoglio ha una sua importante struttura culturale (come dimostra quando affronta i temi del pericolo neoliberista o quando legge i fatti di politica internazionale). Concordo sul fatto che “è una non-notizia che il Pontefice si dichiari contrario alla presenza di gay nei seminari” e anche qui c’è la “tenuta” di un principio per cui la Chiesa non si misura nel tempo dell’oggi.
L’oggi invece è il tempo del Diavolo, che riesce sempre a creare turbolenze, crepe, infiltrazioni, utili per giochi di potere interni. Ecco, io credo che quella frase – della quale dirò poi – sia stata fatta uscire dopo qualche giorno con una sapiente operazione mediatica per mettere Papa Francesco in difficoltà su un fronte delicatissimo, dove la Chiesa mantiene una posizione ferma, nonostante le pressioni.
Nel chiedere scusa, Bergoglio ripete quel che è giusto: nessuno è escluso nella e dalla Chiesa, aggiungendo che non era sua intenzione offendere gli omosessuali. Ecco, io credo (e parlo dopo un confronto con alcune persone che vogliono bene al Santo Padre) che Papa Francesco in quell’incontro riservato stava ripetendo con rabbia infinita una sua preoccupazione che non trova correzioni. Non sarebbe infatti la prima volta che Bergoglio denuncia – ed è il caso di usare questo verbo perché sul suo tavolo arrivano dossier ben informati – un assai pericoloso scivolamento della Chiesa, dei suoi sacerdoti e dei suoi pastori, dalla spiritualità ad abitudini incompatibili, abitudini che tra l’altro avvengono in spazi pubblici. Papa Bergoglio sta passando molto tempo a dover prendere le misure alle tentazioni che stanno corrodendo per corruzione morale la Chiesa. Quell’espressione forte, fuori dal politicamente corretto come tante volte fuori dal politicamente corretto parlò Gesù, aveva in quel contesto il suo significato e non importa che non piaccia perché politicamente scorretta, ma era la sberla che non poteva non dare. A qualsiasi costo.