di Gianluigi Paragone.
Europeisti e responsabili: due parole magiche che vanno su tutto, perfette per tentare di entrare nella pancia del Potere da perfetti sconosciuti e sostenere un Conte ter ma anche un Patuanelli Uno o un Franceschini forever. O chissà cos’altro uscirà.
Mi sto leggendo le dichiarazioni programmatiche di questa pattuglia acrobatica guidata da un uomo di mare (Gregorio De Falco) e penso alla montagna di retorica impiegata in nome dell’Europa e dell’emergenza sanitaria. “Un governo per sconfiggere il Covid”, sintetizzano. Aggiungendo che ci vuole “responsabilità, perché il Paese ha bisogno di risposte e non può essere abbandonato”.
Il Paese ha bisogno di soldi, quei soldi che vengono negati a imprenditori veri e che invece vengono forniti a prenditori di ogni risma. Arriviamo così ad alcune notizie che la propaganda governativa si guarda bene dal diffondere. E che tocca quindi a noi urlare il più possibile. Mentre ve le diamo, ponetevi sempre una domanda: di tutti i soldi che vi raccontano quelli della maggioranza, quelli che arrivano dall’Europa o da Roma, voi cosa avete preso? Dai ristori alla cassa integrazione, passando per i famosi prestiti garantiti dallo Stato.
Non avete preso che poca cosa o addirittura nulla? Bene, sappiate che ci sono procure che indagano sul perché in Italia abbiamo pagato le mascherine più che altrove, che indagano sul ruolo svolto da strane società di mediazione e da consulenti amici degli amici. Non solo, abbiamo pagato una montagna di soldi come anticipo (in altre parole, soldi freschi subito e tanti!) per ottenere quelle mascherine che nella prima fase non si trovavano. E così abbiamo pagato cinesi e… agnelli per darci qualcosa da mettere sulla faccia, magari pure con il timbro della presidenza del Consiglio dei ministri.

Non è tutto. Sempre perché le mascherine dovevano salvarci la vita o dovevano evitare che noi contagiassimo gli altri, abbiamo usato il criterio “a spanne”, nel senso che non c’era tempo per una certificazione omologata e quindi ci siamo affidati ad altri criteri meno standard e certi. Insomma, per andare in moto il casco dev’essere omologato con caratteristiche certe finalizzate alla maggior protezione di chi sta in moto; per proteggerci dal Covid invece una omologazione certa non è stata ancora disciplinata.
Intanto Pantalone paga sotto l’occhio di Mimmo Arcuri, il quale intanto è attenzionato dalla Corte dei Conti per la vicenda delle siringhe “pagate fino a sei volte più delle normali”. (Ma Arcuri quanto è protetto dalla manleva ottenuta per fare il supercommissario?).
Pantalone paga, dicevamo. Arriviamo infine all’ultimo scandalo e spreco di denaro pubblico, compiuto da questo governo in nome di quella emergenza Covid che tanto anima i… responsabili. Si tratta degli hub vaccinali, le primule disegnate dall’archistar Stefano Boeri. Bene, è in ballo il bando Invitalia per realizzare questi padiglioni la cui estetica del progetto, è scritto nel bando, non può essere assolutamente modificabile.
Troppo facile pensare di coinvolgere i comparti fieristici, cioé un settore che elogiamo per gli allestimenti internazionali e che il Covid ha messo letteralmente in ginocchio. Troppo facile, rivolgersi a chi questa filiera la sa fa girare come un orologio. Cosa pensa così il nostro supereroe? Disegna una gara per “l’affidamento della progettazione di dettaglio, ingegnerizzazione, fornitura in opera, manutenzione, smontaggio e messa a dimora di padiglioni temporanei destinati alla somministrazione dei vaccini per un minimo di 21 padiglioni (minimo) da consegnare entro un mese dalla firma del contratto”. Trenta giorni per fornire, chiavi in mano, 21 padiglioni da realizzare e da trasportare e dove si impone la riparazione con interventi entro 30 minuti dalla chiamata. Insomma o lo hanno scritto persone che non hanno il minimo senso della realtà oppure viene il sospetto che il destinatario del bando abbia già tutto pronto.
Quanto ci costa questo pacchetto petaloso? Il costo massimo è di euro 1.300/mq più iva. Quindi per 21 padiglioni vaccinali si sta tra gli 8 e i 9 milioni. Ma siccome Arcuri non vuole farsi mancare nulla, ha pensato che gli hub petalosi possono arrivare fino a 1200, a sua discrezione! Conto totale: mezzo miliardo di euro! Il tutto per farci 30 vaccinazioni all’ora (ogni hub prevede 6 postazioni); 300 al giorno se si lavora come dei matti per dieci ore (ci saranno dosi e personale a sufficienza?). Diciamo che in tre mesi hai vaccinato 27mila persone in un hub. Siccome 27mila persone nei loro programmi non bastano, ecco che i 21 centri fioriranno come le primule, con costi da capogiro. Mezzo miliardo appunto.

Il tutto accadrà nei prossimi tre mesi, quando gli italiani ne avranno le scatole piene di essere impoveriti e umiliati da una classe dirigente responsabilmente irresponsabile. Ristoranti chiusi, banchetti aperti.