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“Boom di morti under 40 nei mesi della vaccinazione”. La ricerca che cambia tutto

Pubblicato il 04/08/2022 16:28 - Aggiornato il 04/08/2022 19:17

Sono 500 i morti in eccesso nella fascia degli under 40, scomparsi in Italia durante i mesi caldi della campagna di vaccinazione. Ma nessuno ne parla più. Tra l’altro, non sono state ancora chiarite le cause dei decessi di quei giovani: suicidi? Malattie trascurate a causa della pandemia? Malori improvvisi? Provocati, eventualmente, dal medicinale di Pfizer, o dalla cattiva sorte? Non è dato saperlo. Nel frattempo, nuovi dati allarmanti arrivano da Oltremanica. Lo ripota La Verità in un articolo sull’edizione odierna, che sottolinea come questi numeri non costituiscano la prova maestra che il vaccino anti Covid abbia stroncato frotte di malcapitati, vista la segnalazione di qualche testata di dubbia affidabilità autoproclamatasi come “fact-checker”. Ciononostante, quando subentrano patenti anomalie statistiche, le autorità dovrebbero comunque drizzare le antenne.
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I dati choc dell’Inghilterra

Quello dell’Office for National Statistics, ovvero l’Istat londinese, può senz’altro essere un buon cassetto da cui attingere. Esaminando la panoramica dell’eccesso di mortalità, ovvero dei morti per tutte le cause da gennaio 2021 a gennaio 2022, nella fascia d’età 18-39 anni, infatti, si scopre che il tasso di mortalità ogni 100.000 abitanti risultava quasi sempre più alto tra i vaccinati che tra i non vaccinati. La forbice più ampia riguardava la fetta di popolazione che aveva ricevuto due dosi da almeno 21 giorni: a settembre 2021, tra costoro si contavano 125,9 decessi ogni 100.000 persone, contro i 46,8 tra i non vaccinati. Un tasso più elevato del 169%. Il picco è stato però raggiunto lo scorso novembre: 33,4 morti ogni 100.000 abitanti tra i non vaccinati, contro 107 tra i vaccinati con due punture. Il 220,4% in più.
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Il metodo di calcolo

Il tasso è stato calcolato su un bacino di 100.000 individui, dunque non vale la vecchia obiezione del paradosso statistico, quell’illusione attribuibile al fatto che i vaccinati sono molti di più dei non vaccinati, in tutti i Paesi occidentali. Alla fine, in media, in Inghilterra, chi ha ricevuto il doppio shot, tra gennaio 2021 e gennaio 2022, ha avuto il 91,4% in più di probabilità di morire rispetto coloro i quali si siano opposti all’iniezione. D’altronde, il farmaco anti Covid protegge dal SarsCov-2, non dagli altri milioni di insidie che possono attentare alla vita umana. La questione essenziale diventa capire da cosa dipenda il gigantesco divario.
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Problemi cardiocircolatori alla base di tutto

In tema di problemi cardiocircolatori, è bene sottolineare come il numero di chiamate di soccorso per problemi al cuore, negli anni 2021 e 2022, sia costantemente superiore a quello del periodo precedente (2017-2019; per quest’anno, i dati si fermano a marzo). Curiosamente, nella popolazione under 30, quella che ha iniziato più tardi a vaccinarsi in massa, l’incremento è scattato ad aprile 2021 e la tendenza si è mantenuta fino al termine delle rilevazioni. Per quanto concerne il 2022, già cinque mesi fa erano stati registrati quasi altrettanti casi che nel 2017.
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Dati simili anche da Israele e Scozia

Di certo una strana coincidenza. Eppure, sono osservazioni coerenti con quelle effettuate in Israele. Lì, come aveva rivelato uno studio uscito su Nature, nei mesi della campagna vaccinale, c’era stato un aumento di oltre il 25% di chiamate d’emergenza per arresti cardiaci, nella fascia d’età 16-40 anni. Un problema simile è emerso in Scozia, dove, stando al database di Public Health Scotland, rispetto alla media storica 2018-2019, nel periodo 2021-2022, si sono moltiplicati le richieste di soccorso e gli interventi d’urgenza per patologie cardiovascolari, miocarditi incluse, nelle persone di età compresa tra 15 e 44 anni. In alcune settimane, si sono raggiunti addirittura picchi del +117%. Alla luce di questi dati, ognuno tragga le proprie conclusioni.

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