Un popolo di risparmiatori, quello italiano, che si ritrova però a fare i conti con un trend sempre più evidente: i nostri soldi, messi da parte con fatica dopo anni e anni di lavoro, si trovano in maniera crescente nelle mani degli stranieri. Tutto per colpa di norme che, nel nostro Paese, penalizzano il settore, un problema che si somma a un Fisco tutt’altro che agile e a un’Europa come sempre tutt’altro che determinata nel difendere gli interessi degli Stati membri (salvo i soliti 2-3). A guidare la lobby del risparmio è così la Gran Bretagna, liberata dalla Brexit. Il risultato? Su 2.400 miliardi di euro messi da parte complessivamente dagli italiani, oltre un terzo è gestito da operatori al di fuori dei confini.
Come ricordato da Camilla Conti sulle pagine della Verità, nel 2005 il patrimonio gestito da gruppi di diritto italiano era di oltre 1.033 miliardi, mentre quello nelle mani di soggetti esteri superava di poco gli 81 milioni, pari al 7% del totale. Una percentuale lievitata, però, nel 2021: a fronte degli 1,7 miliardi di patrimonio gestito dagli italiani, quelli in mano a gruppi di diritto estero sono stati quasi 890 milioni, ovvero il 34%. Questo anche perché gli operatori nazionali non possono contare su un quadro normativo e fiscale chiaro.
A rappresentare gli operatori italiani in Europa è stata finora l’associazione Efama (European Funds and Asset Management Association) di cui fa parte Assogestioni, ma con scarsi risultati. Questo perché “dentro questo organismo hanno ancora molto peso, nonostante la Brexit, le società inglesi che premono affinché vengano adottati sul mercato modelli di remunerazione come quello introdotto in Uk qualche anno fa, il cosiddetto ban sugli sconti alle commissioni di gestione, che però è tarato sul loro sistema di vendita mentre sarebbe un problema per il nostro, basato su promotori monomandatari”.
Gli interessi dei gruppi italiani del risparmio gestito si scontrano, a Bruxelles, con quelli di Paesi come il Lussemburgo o l’Irlanda. Servirebbe un’Europa in grado di ascoltare le nostre richieste, ma finora da Bruxelles non sono arrivari segnali. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nelle sue considerazioni finali in assemblea, ha sottolineato come la ricchezza finanziaria sia uno dei punti di forza del nostro Paese, ma andrebbe gestita meglio. Gli operatori chiedono però che siano l’Ue e il governo a tendere finalmente la mano.
Ti potrebbe interessare anche: Pandemia a trasmissione sessuale. E per non restar “disoccupati”, ecco cosa s’inventano le virostar