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Ha più senso un 2 o un 4?

Pubblicato il 07/09/2023 16:44

Di Gianluigi Paragone – Nelle scuole del Trentino Alto Adige hanno deciso che sotto il 4 non si dovrebbe più andare per non umiliare gli studenti. Non so, onestamente, se ci sia una soglia per capire quando vi è umiliazione o meno,. Se uno studente fa scena muta davanti a un prof, avere un due, un tre o un quattro cambia poco nel senso che quella scena muta resta tale. Mi dicono: ma il 4 si può recuperare, un 2 no. Non è più così, ormai i parametri di valutazione non si fermano più ad una rigorosa media matematica pertanto non è su quel numero che ci si deve concentrare.

Forse il mondo della scuola e chi ne sollecita alcune regole non conosce bene il mondo esterno e lo spirito fortemente competitivo che ci circonda. La scuola non è certamente la prima preoccupazione dei ragazzi, nel senso che i voti e i giudizi che pesano sono spesso fuori dalla scuola. Prendete i social: è tutta una girandola di valutazioni, di voti (i famosi like), di critiche persino feroci. La giornata dei nostri adolescenti è scandita dal controllo permanente – le famose notifiche – di ciò che la comunità esterna dice rispetto a un pensiero scritto (post) o una foto o un video. Se l‘assessore proponente pensa che un 2 umili un adolescente o un ragazzino, non ha ben chiaro il peso di quelli che avremmo un tempo definito gli agenti di controllo: una brutta interrogazione da sola non peserà mai quanto i giudizi dei “leoni da tastiera” su un selfie o un video o un pensiero.

Il discorso dunque non deve focalizzarsi sul voto in sé ma sulla capacità che il mondo adulto ha di intercettare l’affanno latente che alberga nei giovani, i quali – ripeto – vivono uno stress competitivo inedito e sempre attivo. I 2, a scuola, ci sono sempre stati e potevano essere un passaggio del percorso: duro da accettare rispetto a se stessi così come rispetto ai genitori (cui si doveva riferire la valutazione) e agli amici. Dai 2 però ci si poteva riprendere senza troppe tragedie. Oggi invece un 2 come un 4 può essere la botta decisiva se arriva nel momento peggiore. L’anno scolastico che ci siamo lasciati alle spalle è stato contrassegnato da numerosi passaggi da un istituto ad un altro, da ritiri e da altri “fallimenti” che insieme verbalizzano il disagio di giovani che non riescono più a uscire dalla competizione aggressiva e selvaggia. I social costituiscono un moltiplicatore di ansia; sono il primo giudice che i ragazzi controllano per modellare la propria personalità. Il risultato è però una fragilità crescente e oscura al mondo dei grandi. Ecco perché pensare di bloccare al 4 il voto peggiore al fine di non umiliare gli adolescenti serve a poco: la scuola, malgrado tutto, potrebbe ancora aiutare a far capire il senso di un inciampo. Per farlo, però, occorre ristabilire un equilibrio tra docenti e genitori, oltre che una oggettiva valutazione sulla sensibilità degli insegnanti. Ci si può anche fermare al 4 ma se quel 4 viene assegnato con un atteggiamento di arroganza da parte del prof (il quale a suo volta interpreta la decisione politica come un limite alla sua indipendenza di giudizio) allora tanto vale avere un 2 secco. Forse fa meno male.

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