Quanto ottimismo al governo! Il ministro Gualtieri parla addirittura di “crescita impetuosa”. Ma forse si è solo sbagliato. Voleva dire “impietosa”. Già, perché con migliaia di attività chiuse, e altrettante che stanno tirando giù la saracinesca per sempre, e con milioni di posti di lavoro a rischio, non si sa da dove derivi tutta questa fiducia da parte dell’esecutivo. Gualtieri è al lavoro per mettere a punto le cifre della Nadef (la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) che sarà presentato lunedì o martedì, in cui si metterà nero su bianco il rimbalzo del Pil del 6%. Performance cinese dopo mesi con la retromarcia? Difficile dirlo.
Il governo nella Nadef dovrà anche in qualche modo misurare il costo e gli effetti delle misure che saranno contenute nella legge di Bilancio. Uno spiraglio, prima che si alzi il sipario sulla manovra e, cosa ancora più rilevante, sul famigerato Recovery Fund, altro grande oggetto misterioso che fa sbandierare ai quattro venti fantamiliardi europei di cui si sa poco o nulla. L’unica certezza è che solo 30 saranno a fondo perduto. Tutto il resto non è un regolo. Sono prestiti e ricatti che l’Italia dovrà pagare in varie forme all’Ue (quote migranti, ad esempio).
Ed è proprio al Recovery Fund che Conte e Gualtieri intendono affidare le politiche espansive. Quindi ancora incerte (l’iter europeo di Next generation Eu non è ancora terminato e le linee guida della Commissione sono più stringenti del previsto). Ed è per questo che, passate le Regionali, in sede di legge di Bilancio si tireranno le somme sul destino del Mes. I grillini ora non devono più necessariamente illudere l’elettorato (sempre più esiguo) dato che non ci sono elezioni alle porte, e quindi potranno fare l’ennesima retromarcia e dire sì al Mes.
Il ministro dell’Economia Gualtieri infatti è sempre più esplicito su questo punto: lo vuole a tutti i costi. Il premier Conte insiste con il passaggio in Parlamento, impossibile quindi senza il sì dei Cinquestelle. Ma come sottolinea anche Antonio Signorini su Il Giornale, “se la situazione finanziaria, in particolare quella della cassa dello Stato lo rendesse necessario, la parlamentarizzazione del Mes potrebbe essere messa da parte. Il governo non sembra propenso a condividere con Camera e Senato i passaggi del piano vero e proprio. I circa 100 interventi, restano al momento un presidio di Palazzo Chigi” e, in misura minore, del ministero dell’Economia, che ora impone il diktat al M5S: “Dite sì al Mes”.
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