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“Google ci ha ingannati (e spiati di nascosto)!” Multa miliardaria in arrivo: “Ecco quali programmi non usare”

Pubblicato il 02/04/2024 17:25 - Aggiornato il 02/04/2024 17:30

Si contano a milioni gli utenti “ingannati” da Google, il principale e storico colosso Big Tech con sede in California, che è riuscito a carpire i dati personali di coloro che credevano di navigare in incognito. L’inganno era precisamente questo: le attività degli utenti sarebbero state monitorate durante l’utilizzo della modalità incognito, nonostante quest’ultima opzione garantisse appunto una navigazione “anonima”. E tutto ciò sin dal 2016. Google, infatti profila gli utenti in questa modalità per fini, teoricamente, pubblicitari. La class action avviata nel 2020 ha messo la mega-corporation nel mirino, per aver ingannato gli utenti sulle attività di Chrome per coloro che navigavano in modalità privata – e così ponendo problemi piuttosto rilevanti in merito alla privacy degli utenti stessi – ed è, infine, arrivata la notizia che l’azienda cancellerà miliardi di dati relativi alla cronologia di navigazione sul web di oltre 136 milioni di utenti negli Stati Uniti: è l’esito del patteggiamento presso la Corte di San Francisco di cui dà conto The Wall Street Journal, che, se accettato, potrebbe archiviare una causa da 5 miliardi di dollari. (Continua a leggere dopo la foto)

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Il patteggiamento

L’accordo prevede altresì la cancellazione dei dati impropriamente raccolti e l’aggiornamento delle informazioni su come i dati vengono raccolti quando di naviga in modalità privata, oltre a offrire agli utenti la possibilità di disattivare i cookie di terze parti per i prossimi cinque anni. L’accordo non prevede risarcimenti per singoli utenti, ma consente loro di intentare cause separate contro Google se ritengono di aver subito danni. Al momento ne sono già state presentate cinquanta. Né può sostenere, Google, di essere esente da colpe: l’accusa ha depositato alcune email in cui la chief marketing officer, Lorraine Twohill, avvertiva l’amministratore delegato, Sundar Pichai, nel 2019 che la modalità “incognito” non doveva essere considerata “privata” per evitare fraintendimenti. “Google si è creato un tesoro inspiegabile di informazioni così dettagliate che George Orwell non avrebbe mai potuto immaginarlo”, si legge nelle carte della causa intentata nei confronti del colosso dei motori di ricerca. Il 30 luglio è fissata un’udienza davanti alla giudice Yvonne Gonzalez Rogers, presso il tribunale federale di Oakland in California, per decidere sull’approvazione dell’accordo che permetterebbe così a Google di evitare la class action. “Questo accordo è un passo storico per richiedere alle aziende tecnologiche dominanti di essere oneste nelle loro dichiarazioni agli utenti su come le aziende raccolgono e utilizzano i dati degli utenti, e di cancellare e rimediare ai dati raccolti”, ha dichiarato David Boies, il legale che ha rappresentato gli utenti nell’azione legale contro Google, come leggiamo su la Repubblica. (Continua a leggere dopo la foto)

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La guerra dei Big Data

Ci pare appena il caso di ricordare che, non solo Google ma anche gli altri giganti della Silicon Valley, detengono una mole impressionante di dati sensibili e che proprio sui Big Data si gioca una importantissima partita commerciale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, da una parte, e la Cina dall’altra. Da marzo, poi, con l’entrata in vigore a marzo del Digital Markets Act nell’Unione europea, il Regolamento comunitario che mira a promuovere e riequilibrare la concorrenza online, Google è tenuta a rispettare alcune regole e a conformarsi al suo ruolo di “gatekeeper” per evitare multe significative.

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