Era il 7 giugno quando il ministro dell’Economia del governo Draghi, Daniele Franco, annunciava trionfante i nuovi contributi a fondo perduto del decreto Sostegni bis, pensati per soccorrere quelle attività danneggiate dalla pandemia. Indicando anche la data entro la quale sarebbero partiti i bonifici dell’Agenzia delle Entrate: il 16 dello stesso mese. Peccato, però, che a una settimana da quell’appuntamento fissato in rosso sul calendario, niente si sia ancora mosso, con il sito dell’ente incaricato di distribuire le risorse che non fornisce dettagli in merito e il Tesoro che si è trincerato dietro un eloquente silenzio.
Come raccontato dal Fatto Quotidiano, infatti, a oltre un mese dal Consiglio dei ministri che aveva varato il provvedimento con gli ulteriori ristori per le partite Iva messe in ginocchio dalla pandemia, tutto è ancora fermo. I partiti nel frattempo hanno iniziato un’altra corsa, quella per le riaperture, scontrandosi su modalità e tempistiche. E il caso delle aziende ancora a secco sembra finito di colpo in secondo piano, ignorato dai leader politici. Eppure, come ammesso dallo stesso Franco, la rapidità doveva essere criterio principale da rispettare, visto che alcuni settori erano rimasti fermi per intere stagioni, senza poter incassare un solo euro.
Michele Boccardi, presidente di Assoeventi, ha sottolineato come questa situazione di stallo potrebbe avere gravi conseguenze per attività che con il Covid hanno visto il fatturato crollare anche del 90%. Imprese “che sono state ferme per 16 mesi e sono ripartite lentamente, poiché lavorano su una programmazione semestrale e annuale, anche il ritardo di un solo giorno nel ricevere i sostegni statali può essere fatale e ne può decretare la chiusura definitiva”.
Per i ristori, il Sostegni bis prevede tre livelli: un contributo automatico che consiste nella stessa somma già riconosciuta con il primo decreto Sostegni e non richiede ulteriori verifiche, la formula riservata alle attività che hanno più risentito delle restrizioni dei primi mesi del 2021 e il conguaglio calcolato sul risultato d’esercizio dello scorso anno. Le percentuali di contributo e i requisiti sono state rinviate a un decreto attuativo del Tesoro, che però non è ancora stato emanato.
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