C’è chi con i suoceri ha un rapporto irrecuperabile, fatto di tensioni costanti e antipatie. E chi invece riesce a coltivare con loro relazioni invidiabili. A questa seconda categoria sembrerebbe iscriversi l’ex premier Giuseppe Conte, protagonista in questi giorni delle discutibili scelte di un Movimento Cinque Stelle sempre più allo sbando e però, nel privato, decisamente accomodante nei confronti di Cesare Paladino, padre della compagna Olivia e impegnato nelle trattative per la cessione dell’Hotel Plaza, nel cuore di Roma. Il bilancio della società che possiede l’hotel sarebbe stato ripulito, secondo quanto rivelato dalla Verità, proprio grazie a una norma firmata da Conte.
Come spiegato da Franco Bechis su La Verità, infatti, attraverso una “magia legislativa” dell’Avvocato del Popolo il Plaza sarebbe aumentato di valore “di 245.500.000 euro, 49.100.000 dei quali relativi al terreno sottostante il fabbricato. Un bel salto patrimoniale visto che l’anno prima risultava a bilancio per 93,8 milioni di euro. Tutto possibile senza pagare un euro di tasse grazie alla rivalutazione dei beni di impresa consentita da una delle leggine Covid firmate da Conte”.
Lo stesso Paladino aveva spiegato la legittimità dell’operazione: “L’immobile strumentale ad uso alberghiero è stato sottoposto a rivalutazione beneficiano delle disposizioni previste dall’applicazione dell’articolo 6 bis del Dl n.23/2000 che ha consentito la rivalutazione gratuita dei beni d’impresa, misura messa in campo già lo scorso anno a sostegno del settore alberghiero”. Da qui la considerazione di Bechis: “Grazie ai decreti e ai Dpcm firmati da Conte, Paladino ha potuto tenere in piedi il Plaza, mantenere con la cassa integrazione persino i figli, evitare con le rateizzazioni la guerra con l’Agenzia delle Entrate e persino uscire dai guai in cui si era infilato per il mancato pagamento della tassa di soggiorno al Comune di Roma”.
L’operazione di rivalutazione del Plaza ha portato “un miglioramento degli indici di patrimonializzazione dell’impresa e pertanto del rating creditizio”. Nella nota integrativa al bilancio, Paladino avrebbe invece ammesso la prosecuzione degli accordi con il Fisco per estinguere delle “non banali pendenze” esistenti.
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