Un giovane insegnante di 33 anni, calabrese di origini e che lavora in Lombardia, si è dato fuoco davanti alla caserma dei carabinieri di Rende, in provincia di Cosenza. Il fatto ha subito destato molto clamore, anche perché nel web ha circolato già nelle primissime ore il video choc della tragedia. Un gesto estremo di cui, però, anche dopo diverse ore, rimangono apparentemente oscuri il movente ed il perché del luogo scelto per compierlo. E proprio per questo intorno alla tragica vicenda è nato un giallo. Dopo che il sindacato della Uil scuola Monza-Brianza aveva scritto sulla sua pagina Facebook ufficiale che alla base del gesto ci sarebbe stata la sospensione del docente dal servizio perché privo di Super Green Pass, su questo fatto è clamorosamente calato il silenzio. E il post del sindacato stesso è scomparso dai social (come è possibile vedere qui). (Continua a leggere dopo la foto)
I giornali che hanno riportato la notizia non hanno fornito le sue generalità. Solo qualche testata locale si è spinta oltre scrivendo le iniziali di nome e cognome, F.C. Il dramma si è consumato in via Londra, una delle arterie centrali della cittadina alle porte di Cosenza, attorno alle 10 di mattina. L’uomo, di Crotone ma residente a Saporito di Rende, è docente in un istituto scolastico in Lombardia, ma da poco era rientrato in Calabria. Alcuni sostengono proprio a causa della sospensione dal servizio a causa delle leggi sull’obbligo vaccinale. Il docente ha tentato di togliersi la vita dandosi fuoco dopo essersi cosparso di benzina nella mattinata del 31 gennaio. (Continua a leggere dopo la foto)
Soccorso e trasportato all’Annunziata in terapia intensiva, ha riportato ustioni su oltre il 70% del corpo e le sue condizioni sono state giudicate gravi dai sanitari, che si sono riservati la prognosi. Come riporta Qui Cosenza, nel pomeriggio è stato poi disposto il trasferimento in ambulanza nel Centro grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli. “Erano da poco passate le nove e mezza quando l’uomo è arrivato davanti alla palazzina dell’Arma a bordo della sua Fiat 600 che ha parcheggiato in uno degli spazi antistanti la caserma. Sceso dall’utilitaria ha portato con sé una tanica colma di benzina. Si è avvicinato al cancello farfugliando qualcosa dopo aver suonato al citofono e, tra lo stupore e lo sgomento dei passanti, si è cosparso di liquido infiammabile per poi darsi fuoco utilizzando un accendino tirato fuori da una tasca dei pantaloni”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Il trentatreenne, secondo quanto è stato riferito dai primi soccorritori, non avrebbe manifestato alcun segno di dolore né prima, né dopo aver compiuto il gesto. Dai primi accertamenti dei carabinieri, che hanno avviato le indagini sull’episodio, non risultano precedenti di tipo penale a carico dell’uomo, né militanze o appartenenze a gruppi di matrice ideologica estrema o altro. L’ipotesi tenuta in maggiore considerazione è quella di un gesto estremo maturato per motivi personali”. Il sindaco di Rende scrive sui sociale che “la comunità è fortemente scossa da ciò che è accaduto stamane a Rende dinanzi alla caserma dei Carabinieri. Una tragedia, espressione di un disagio che va comunque rispettato col silenzio”. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma è proprio su questo silenzio che si delineano sempre più i contorni del giallo. Da più parti si inizia a leggere che se la questione fosse davvero legata alla sospensione dal servizio per via del Super Green Pass, ne nascerebbe una questione di Stato. Da qui la possibile pressione a più livelli per “nascondere” l’identità dell’uomo, evitando così di rintracciare magari anche sui suoi canali social manifestazioni di disagio per le politiche del governo sull’obbligo vaccinale. Il cugino dell’uomo ha scritto che il caso, “anche se non si dovessero mai venire a sapere le reali motivazioni”, non deve essere oggetto di “sciacallaggio”. Ma se il governo è davvero responsabile di quanto accaduto, è giusto che tutti lo sappiano. Non può calare come sempre il silenzio. Non può vincere ancora la censura.
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