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Fitch, in Italia ‘nessuna crescita per i prossimi 5 anni’. Le cupe previsioni dell’agenzia di ratings

Pubblicato il 28/07/2020 10:44 - Aggiornato il 28/07/2020 10:45

Eppure c’è chi, stando comodamente seduto ai tavoli europei, perde tempo e non lo vede. L’agenzia internazionale di valutazione del credito e rating, Fitch Ratings, fornisce nuove proiezioni economiche, per nulla positive.

La recessione scatenata dal coronavirus “avrà un impatto durevole sul Pil, segnando l’economia ‘per anni‘ al punto che i dieci Paesi sviluppati, tra cui l’Italia, nel 2025 resteranno del 3-4% sotto il trend pre-crisi”. Di base il Pil, se non ci saranno nuovi lockdown, tornerà al livello pre-covid nell’eurozona entro la fine del 2022, negli Usa entro la metà del 2022.

Lo scenario italiano alla fine del quinquennio 2020-2025 sarà quello di un Paese a saldo di crescita pari a zero. Stesso sviluppo previsto dai dati Istat. “Il mercato del lavoro in Italia ha segnato tre mesi consecutivi di cadute congiunturali”, “dall’inizio della pandemia il mercato del lavoro ha subito un calo di circa 500mila occupati”. “Oltre un terzo delle imprese ha denunciato fattori economici ed organizzativi che mettono a rischio la sopravvivenza, entro l’anno le imprese potrebbero non riuscire più a sostenersi“.

Anche le previsioni provenienti dalla Corte dei Conti hanno mostrato il buio e si sono rivelate peggiori di quelle previste dal Governo. Ha spiegato di ritenere l’obiettivo del Governo di contenere a -8% l’impatto dello shock della pandemia sul Pil 2020  “piuttosto ambizioso” dati gli indicatori economici degli ultimi mesi.

Più importante è invece perdere tempo a elemosinare l’attivazione di diabolici strumenti finanziari a debito, che non porteranno a nulla, vendendo l’Italia al prezzo di riforme che porteranno a ulteriori tagli. Come se l’Italia finora non avesse tagliato abbastanza. Evidentemente non è bastato il collasso del sistema sanitario durante l’ondata di contagi a far capire che abbiamo portato allo stremo troppe realtà in Italia. È tempo di dire basta e di spezzare le catene dell’euro-gabbia, che altro non è che un grande inganno.