Tra le domande che sono circolate in questi giorni attorno alla straziante vicenda di Giulia Cecchetin, ce n’è una che finora era rimasta senza una risposta: cosa ha fatto Filippo Turetta, l’ex fidanzato responsabile dell’omicidio della studentessa, prima di essere arrestato? Il giovane era fuggito oltre confine e si era reso protagonista di un girovagare apparentemente senza senso. Soltanto in queste ore sono emersi i dettagli su quei giorni di latitanza: “Mi sono puntato più volte il coltello alla gola… avrei voluto schiantarmi” ha detto ai poliziotti tedeschi che l’hanno trovato all’interno della sua Punto nera sulla corsia di emergenza dell’autostrada Berlino-Monaco, a 180 chilometri dalla capitale. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli agenti, come ricostruito dal Corriere della Sera, avevano aperto la sua borsa marsupio e gli avevano chiesto conto di un coltello infilato dentro con un paio di guanti: “Ho ucciso la mia ragazza. Con quello volevo suicidarmi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Filippo Turetta: “Mi sono puntato il coltello alla gola ma…”
Secondo la ricostruzione fornita alle autorità, in quei giorni il ragazzo aveva cercato un burrone, un viadotto, un luogo adatto per farla finita a tagliarsi la gola. Non era dunque in fuga, non aveva una vera e propria meta. Ha percorso più di mille chilometri, attraversando la pianura veneta e quella friulana prendendo poi la via della montagna per liberarsi, intanto, del corpo di Giulia, trovata rannicchiata in un anfratto roccioso vicino a Piancavallo. (Continua a leggere dopo la foto)

Da lì in avanti, secondo le sue dichiarazioni a caldo, sarebbero stati sei giorni di vagabondaggio a bordo dell’auto, con in tasca forse 300 euro e l’idea del gesto estremo. Quando è finita la benzina, assieme ai soldi, ha invece deciso di arrendersi, forse non avendo trovato il coraggio di farla finita.
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