Chiara Ferragni si è detta “disposta a chiarire” dopo essere stata travolta dal pandoro-gate che ha aperto un vaso di pandora su tutte le sue operazioni “benefiche”. Sponsor in fuga, così come i follower. E un danno di immagine disastroso. Con una nota, l’influencer ha ribadito la propria fiducia negli inquirenti e si dice “a disposizione” delle autorità competenti. L’imprenditrice afferma inoltre che “risponderà esclusivamente a loro” e non ai media che la cercano da settimane. “In seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di Amministratore Delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl – è scritto nella nota – ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto”. Intanto, però, il Codacons non la molla e non vuole chiuderla qui. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il Codacons però dice che la difesa della Balocco in questa vicenda “ha dell’incredibile”. L’associazione dei consumatori ha avviato una azione inibitoria verso l’azienda dolciaria finalizzata a far ottenere a tutti gli acquirenti del pandoro griffato Ferragni “il giusto risarcimento per i danni subiti”. La Balocco, tramite i suoi legali, “fa sapere che la differenza di prezzo pari a 5,69 euro esistente tra il pandoro ’normale’ Balocco (3,68 euro) e quello ’Pink Christmas’ (9,37 euro) sarebbe giustificata dall’impiego di ’elementi peculiari’ quali il ’nastro di chiusura’, il ’sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza’, nonché una ’bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro'”, spiega il Codacons. (Continua a leggere dopo la foto)
La risposta non convince però il Codacons, che chiede alla Balocco “di fornire tutti i dettagli circa i maggiori costi sostenuti per lo zucchero a velo rosa, per la grafica diversificata, per il nastro di chiusura, così da capire se tali elementi possano giustificare un rincaro di prezzo al pubblico del +154%”. E ancora: “La tesi secondo cui i consumatori sarebbero stati condizionati all’acquisto dall’operazione di beneficenza associata al pandoro ’Pink Christmas’. Secondo la società ’né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica’”, scrive l’associazione che cita la lettera dell’azienda. “Balocco avrebbe quindi messo in commercio oltre 360mila pandori ignorando che il cartiglio riportava l’indicazione circa il fatto che la vendita del prodotto avrebbe sostenuto i bambini malati di cancro?”, si domanda il Codacons che cita il provvedimento con cui l’Antitrust ha sanzionato Balocco e le aziende di Ferragni che puntava il dito anche sulle comunicazioni presenti sul prodotto. (Continua a leggere dopo la foto)
Come riporta Il Tempo, l’associazione si chiede anche perché l’azienda non abbia fatto nulla per la comunicazione social di Ferragni sulla beneficenza. La stoccata finale di Codacons, che viene definita una “chicca” nella difesa, riguarda l’affermazione secondo cui “la campagna natalizia 2022 avviata in collaborazione con Chiara Ferragni ’è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità’, motivo per cui nulla è dovuto ai consumatori. Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti emersi nella vicenda del pandoro-gate – conclude dunque il Codacons – A questo punto agiremo formalmente verso l’azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi”, annuncia l’associazione.
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