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Ferragni, biscotto amaro. Dubbi su un’altra operazione “benefica”. E ora gli influencer…

Pubblicato il 19/01/2024 10:45

I guai in casa Ferragni sembrano non finire mai. Un’altra operazione “benefica” della nota influencer è finita nel mirino. Il Codacons, infatti, ha presentato un esposto in procura esprimendo dubbi su un’altra campagna con fini sociali realizzata in collaborazione con una nota azienda produttrice di biscotti, la Oreo. I fatti risalgono al 2020. Stiamo parlando della “Capsule collection limiter Chiara Ferragni by Oreo”, questo il nome della campagna. Si trattava di una collezione formata da pochi capi coordinati. Nei messaggi postati sui canali ufficiali, veniva dichiarato che l’intero ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza per iniziative contro il Covid 19. Ma, come fa rilevare il Codacons, la Oreo risulterebbe legata alla Ferragni anche per altre iniziative commerciali. (continua dopo la foto)

A confermare questi dubbi, ci sono contenuti Instagram in cui la Ferragni sponsorizzava prodotti Oreo con la dicitura “Adv”. Siamo forse di fronte a un’altra operazione che mischia beneficenza e operazioni a pagamento? Dopo il caso Balocco, quello della bambola Trudi e alle uova di Pasqua, è difficile non avanzare sospetti. L’associazione dei consumatori chiede dunque alle Procure che indagano sul caso Balocco di estendere le indagini anche a questa operazione. Che rischia di diventare un biscotto amaro per Chiara. Anche perché sono state presentate istanze di accesso all’azienda dolciaria e al Governo per avere tutti i dati sulla campagna di solidarietà anti Covid. Il fine è di controllare i proventi delle vendite della “capsule collection”. E chiarire chi sono stati i soggetti destinatari della beneficenza. Ma anche le modalità di assegnazione delle donazioni e il reale utilizzo dei fondi messi a disposizione. (continua dopo la foto)

Mentre Ferragni vede sfumare uno dopo l’altro importanti contratti di collaborazione con grandi aziende come la Coca Cola, che ha sospeso lo spot pubblicitario concordato con l’influencer, si muove anche l’Agcom (autorità garante per le comunicazioni). Che ha deciso di approvare una significativa stretta sull’attività degli influencer. Sono previste multe salate, fino a 600mila euro, per chi non renderà immediatamente riconoscibile la natura commerciale dei contenuti con inserimento di prodotti. Sarà anche definito un tavolo di confronto per gli influencer con più di 1 milione di follower che operano in Italia. Saranno uniformati ai fornitori di servizi di media audiovisivi e sottoposti alla stessa disciplina. Questo per cominciare a delimitare un settore finora quasi senza regole. Ed è proprio questa “zona grigia” ad aver permesso questa commistione malsana fra ciò che dovrebbe essere beneficenza e impegno sociale e guadagni privati.