In Italia il premier Draghi ed il ministro della Salute Speranza hanno già “candidamente” ammesso che il Green pass, studiato come strumento emergenziale, diverrà presto ordinario, in previsione di una futura pandemia. I mezzi di controllo e gestione utilizzati, quindi, verranno semplicemente messi nel cassetto, pronti ad essere tirati fuori al bisogno. E per molti il bisogno sarà già in autunno, quando ritorneranno a parlare di varianti, aumento dei contagi, restrizioni, mascherine e lasciapassare. In quest’ottica l’Europa non è stata da meno. Le istituzioni europee, infatti, hanno dimostrato una certa riluttanza ad abbandonare le misure adottate durante la pandemia e la cui esistenza era giustificata unicamente dal sussistere dell’emergenza sanitaria. Cosa è successo nell’ultima votazione nella Commissione per le libertà civili, afferente al Parlamento europeo? (Continua a leggere dopo la foto)
È stata approvata l’estensione del certificato sanitario Covid europeo (il Green pass, appunto) fino al 30 giugno 2023, affinché i cittadini non siano privati del loro diritto alla circolazione “indipendentemente dall’evoluzione della pandemia”. Come puntualizza L’Indipendente, “nonostante l’attenuarsi della pandemia abbia portato diversi Paesi in Europa a non rinnovare lo stato di emergenza, il Green pass si profila come uno strumento per il momento destinato a rimanere sul piatto ancora per qualche tempo. (Continua a leggere dopo la foto)
La decisione della Commissione è stata presa, si legge sul sito del Parlamento europeo, “per garantire che i cittadini dell’UE possano beneficiare del loro diritto alla libera circolazione indipendentemente dall’evoluzione della pandemia Covid-19″. La risoluzione è stata approvata con 48 voti a favore, 16 contro e nessun astenuto. La proposta era al vaglio già dall’inizio dell’anno, con la motivazione che non fosse determinabile “l’impatto di un possibile aumento delle infezioni nella seconda metà del 2022 o dell’emergere di nuove varianti”. (Continua a leggere dopo la foto)
Gli eurodeputati hanno sottolineato che gli Stati membri dovrebbero “evitare ulteriori restrizioni alla libertà di movimento per i titolari dell’EUDCC [il Certificato Covid digitale dell’UE], a meno che non sia assolutamente necessario”. Il provvedimento sarà ad ogni modo riesaminato e “proporzionato” sei mesi dopo la sua estensione, in quanto l’intento sarebbe quello di “abbreviare il periodo di applicazione del regolamento non appena la situazione epidemiologica lo permetta”.
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