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“Euro digitale, la minaccia definitiva alla libertà individuale incombe su di noi”. L’analisi dell’esperto

Pubblicato il 07/03/2023 12:08 - Aggiornato il 07/03/2023 12:12

di Gian Luca Beretta . Il tema dell’Identità Digitale è uno degli argomenti che si stanno dibattendo in questo momento in Europa. In Italia l’Identità digitale è attualmente costituita da due strumenti, lo SPID e la Carta di Identità Elettronica. Entrambi permettono al cittadino di certificare la propria identità quando accede a servizi on-line della Pubblica Amministrazione e dei privati convenzionati, costituendo una comoda alternativa al recarsi di persona presso gli uffici pubblici. Agli inizi di quest’anno, l’UE ha iniziato un progetto pilota per l’Identità Digitale Europea (IDE), con una diversa struttura rispetto a quella italiana. L’IDE includerà, infatti, non solo i dati anagrafici finalizzati all’identificazione del cittadino nel momento dell’accesso ad un servizio, ma anche, sostituendo gli attuali documenti, i dati relativi a patente di guida, fascicolo sanitario, titolo di studi e molte altre informazioni inerenti alla persona. L’IDE dovrebbe, nel disegno di Bruxelles, divenire lo strumento unico per l’accesso a tutti i servizi in tutti gli Stati dell’UE e viene presentato come una fondamentale evoluzione, al fine di garantire snellezza nelle procedure burocratiche, maggiore sicurezza, facilità di utilizzo da parte del cittadino. Già da questa prima formulazione sono evidenti i problemi relativi alla gestione della privacy ed alle implicazioni dell’accentramento dei dati presso un soggetto unico. Ma questo è solo un lato della medaglia. L’altro, il vero progetto, viene portato avanti nel silenzio dei media: l’Euro Digitale. Ma cos’è l’Euro Digitale? (Continua dopo la foto)

Le uniche, scarne, informazioni sono reperibili sul sito della BCE o su siti di natura finanziaria e sono univocamente tese a magnificare le caratteristiche del nuovo strumento. Si tratterebbe di una nuova moneta, esclusivamente digitale, gestita unicamente dalla BCE, tramite un wallet elettronico (portafoglio elettronico) assegnato a ciascun titolare di Identità Digitale. Ed ecco che la nuova moneta digitale sarebbe “più inclusiva”, terminologia amata dalla attuale governance europea, in quanto permetterebbe anche a chi è inibito di accedere ad un Digital Wallet. Minore sarebbe anche l’impatto ambientale, non dovendo stampare banconote o coniare monete. Sarebbero azzerate le commissioni transazionali in quanto verrebbero eliminati gli operatori intermediari (le banche). Verrebbe garantita una maggiore stabilità finanziaria e tutta una serie di positive implicazioni. Analizzando, tuttavia, in profondità queste motivazioni, si scopre che nessuna di esse è in realtà sostenibile se non, addirittura, pretestuosa o non corretta. L’equivoco di fondo (forse voluto?) è l’attuale confusione tra moneta elettronica e moneta digitale. Già attualmente siamo in grado di operare tramite transazioni elettroniche, acquistando con bancomat e carte di credito o effettuando transazioni tramite applicazioni di internet banking. Che necessità abbiamo quindi, di una nuova moneta “virtuale”?

L’Euro Digitale non è neanche paragonabile al concetto di criptovaluta, come ad esempio il Bitcoin, in quanto, pur utilizzando la stessa tecnologia delle blockchain ha una differenza fondamentale: nelle criptovalute le transazioni sono memorizzate su numerosi server anonimi distribuiti, nel caso della valuta digitale di Bruxelles tutto sarebbe controllato da server della BCE! Come le criptovalute, tuttavia, richiede un notevole quantitativo di energia per le infrastrutture necessarie a gestirlo, risultando, quindi, oneroso in termini ambientali. Ma la caratteristica più preoccupante e totalmente omessa nelle informazioni é che l’Euro Digitale è una moneta programmabile. Cosa questo comporti è facilmente immaginabile. Unito all’identità digitale ed a tutte le informazioni collegate a quest’ultima, l’Euro Digitale permetterebbe di limitare l’utilizzo della moneta a seconda di condizioni impostate da chi ha il controllo dello strumento. Ed ecco che parametri come la CO2 prodotta dalle transazioni, la quantità acquistata di cibi, benzina, beni di consumo o di lusso, servizi, biglietti di mezzi di trasporto, insomma tutto, verrebbero registrati nel nostro wallet con la possibilità di inibire l’uso della moneta digitale se superiamo il limite programmato dalla BCE o da altri organismi, indipendentemente dai fondi disponibili sul wallet. Se consideriamo anche che nella ID saranno presenti informazioni relative alla posizione fiscale, tributaria e sanitaria il rischio di un totale controllo della persona non è più una possibilità così remota.

Fantascienza apocalittica? La fase istruttoria relativa all’Euro Digitale è iniziata nella seconda metà del 2021 e si concluderà nell’ottobre del 2023. Anche questa volta accetteremo passivamente di rinunciare alla nostra libertà individuale “perché ce lo chiede l’Europa”?

di Gian Luca Beretta, Resp. Organizzativo Provinciale Per l’Italia con Paragone Italexit – Bergamo. Esperto in moneta elettronica, criptovalute e sistemi di pagamento