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Elezioni Europee alle porte, Macrì: “Le famiglie dei disabili hanno paura dell’abbandono e certe parole son campanelli allarmanti “

Pubblicato il 29/04/2024 19:33

La paura più grande dei genitori di bimbe e bimbi, ragazzi e ragazze, adulti e adulte con disabilità sotto elezioni è negli anni rimasta invariata. Hanno paura dell’abbandono, dell’assordante vuoto incolmabile di istituzioni che son sorde e prima del voto avevano promesso di esserci. Hanno paura del ricatto elettorale “mi raccomando vota bene, poi ci penso io”. Hanno paura di perdere quel poco conquistato con le unghie e con i denti. Ecco perché nelle città dove si vota questi giorni, sino a giugno, sono pericolosi per le famiglie di soggetti fragili, da un lato permettono di alzare la voce per chi ha coraggio di farlo e fare puntare i riflettori sulle promesse non mantenute di un mandato in scadenza, dall’altra fanno fuoriuscire paure inconsce in parte giustificate delle ritorsioni successive al voto perché veder togliere anche quel poco al familiare fragile non é accettabile. Alla fine che si voti una o l’altra parte politica durante ogni mandato ci sarà sempre scontro sulla disabilità perché viene vista come una spesa e non un investimento volto a colmare il gap tra le persone normodotate e coloro che son disabili, malati rari o soffrono di disturbi alimentari.

Non comprendere che di tutti solo alcuni guariranno sfiorando la normale inclusione sociale, e alcuni resteranno una spesa perpetua, ma non accettare la sfida di investire in queste persone è la dimostrazione di non credere in loro e condannare in alcuni casi a morte nell’indifferenza. La vera sfida è investire per poter spendere meno dopo in disabili sensoriali e disabili motori ma anche cognitivi che hanno potenzialità enormi, permetterebbe con progetti mirati di fare lavori dignitosi e pagare le tasse. Che ironia da spesa sociale a contribuenti. Malgrado in Europa la narrazione sia volta all’inclusione consci che il 52 percento dei cittadini fragili si dichiara discriminato, uno su tre a rischio povertà, uno su cinque abbandona la scuola e oltre il settanta percento dichiara che l’assistenza sanitaria è cara, lontana e con lunghi tempi d’attesa, c’è chi in Italia si permette di dire che a scuola le classi andrebbero composte in base alle abilità in perfetta direzione contraria ai dettami europei .

È anche vero che il periodo pre elettorale è bellissimo per un moltiplicarsi di persone che vogliono fare cose per la città, rendersi utili, esserci per gli altri. Ci sono quelli che raccolgono l’immondizia da terra in nome del cambiamento climatico, quelli che vogliono trascorrere il tempo con i disabili, quelli a cui piace organizzare le feste dei bambini (eventi gratuiti ma che sappiamo in qualche modo pagheremo)… tutti disponibili e sorridenti con il “santino in mano…”. Finite le elezioni oltre il 90% di questo esercito di persone appassionate spariscono e come in una magia non li vedi più fino alle prossime elezioni comunali, governative o europee.

Rimane quel 10% che già dedicava il suo tempo alla città, ai ragazzi, ai bambini ai disabili… e che continuerà a farlo anche senza le elezioni in trepidante attesa che trascorrano 5 anni…perché passati 5 anni tornerà di nuovo questo bellissimo esercito sociale. Personalmente, continuerò a sostenere che “A me piace la politica con la P maiuscola, quella politica che vuole risolvere i problemi delle persone con le persone, la politica che vuole tutelare i diritti civili e sociali più del consenso. Quella politica che ha l’ambizione di costruire un mondo migliore e per farlo inizia dai problemi di un piccolo quartiere. Quella politica che sa costruire il futuro, tenendo sempre conto del passato e soprattutto del presente. E forse, ahimè, c’è più politica dei giochetti e dei sotterfugi. Più politica che pensa solo a se stessa e vive nei palazzi. Più politica che racconta le bugie, che non decide e soprattutto che non sogna e pertanto odio gli indifferenti ‘”.