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“E ora dovete tagliare le pensioni!” Recovery Fund, arriva subito il conto da pagare

Pubblicato il 27/07/2020 10:22 - Aggiornato il 28/07/2020 09:00

L’Unione europea è una gabbia dalla quale dobbiamo liberarci. Il recovery Fund sarà lo strumento di ricatto che la signora matrigna utilizzerà per imporci nuove controriforme dal carattere neoliberista. 

Tra le cose che il nostro Governo ha deciso di mettere in vendita, vi è il nostro sistema pensionistico. L’accettazione del meccanismo di aiuti “determinerà il taglio alle pensioni”. 

L’obiettivo sarà quello di ridurre la spesa e i pensionamenti anticipati. Come riferito da Il Sole 24 ore, la Commissione europea non ha utilizzato mezzi termini, il messaggio è chiaro, l’Italia deve “abbandonare subito Quota 100 e tornare rapidamente a muoversi lungo il solco tracciato dalla riforma Fornero.” 

La questione verrà ripresa in Italia martedì prossimo durante la convocazione tra sindacati e la commissione tecnica voluta da Nunzia Catalfo, ministra del lavoro e delle politiche sociali.

Se il governo italiano vorrà mantenere fluido il flusso dei fondi, dovrà seguire  le imposizioni dei Paesi frugali (Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia). In qualsiasi momento “uno o più Paesi degli Stati membri, nel caso in cui valutassero il mancato rispetto di importanti obiettivi, possono chiedere al Presidente del Consiglio europeo di rimettere la discussione sul punto o sui punti controversi. Il procedimento può durare fino a tre mesi. Nel frattempo ogni pagamento verrà bloccato in attesa della decisione del Consiglio”.

L’Italia sarà sotto stretto controllo dell’Europa. Quella delle pensioni è una tra le diverse controriforme indicate dall’euro-gabbia. A rischio l’intero comparto previdenziale. Ancora una volta i cittadini italiani pagheranno con i tagli (a sanità, salari, diritti dei lavoratori e sussidi per disoccupati e persone disabili) l’appartenenza alla Ue.

“Secondo uno studio commissionato da un eurodeputato della Linke tedesca, Martin Schirdewan, tra il 2014 e 2018, sono state rivolte agli Stati Ue 105 raccomandazioni per l’incremento dell’età pensionistica e la riduzione della spesa pensionistica, 63 raccomandazioni per i tagli alla spesa sanitaria o per la privatizzazione della sanità, 50 raccomandazioni per la soppressione di aumenti salariali, 38 raccomandazioni per la riduzione della sicurezza del lavoro e dei diritti di contrattazione dei lavoratori, e 45 raccomandazioni per la riduzione dei sussidi a disoccupati e persone disabili”.

Cos’altro dobbiamo sopportare in nome di questa Unione mai esistita? È tempo di riprenderci la nostra sovranità e riportare l’Italia ad essere brillante protagonista.

Gianluigi Paragone ha fondato un partito per l’uscita dalla UE: No Europa per l’Italia – Italexit