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E noi paghiamo! Ecco come l’accordo con Etihad ha dissanguato Alitalia a iniziare dall’Air Force Renzi

Pubblicato il 17/08/2020 19:59

Una formazione “non necessaria” e a 5 stelle, che ha svenato Alitalia facendone planare in picchiata le finanze. I contribuenti italiani hanno pagato caramente l’ingresso della compagnia degli emiratini in Alitalia. Le operazioni di accordo con Etihad dovevano del resto compensare il fatto che non potesse avere più del 49% della compagnia di bandiera. 

Tra le operazioni di sperpero, vi sono sicuramente gli oltre 50 milioni di euro spesi per insegnare ‘le buone maniere’ agli assistenti di volo. I costi per la formazione ad Abu Dhabi del personale presso la scuola Etihad -neppure riconosciuta dall’ Easa (The European union aviation safety agency)-  sono stati elevatissimi. 

Besti pensare che tutto il personale, circa 4000 addetti fra assistenti di volo e assitenti di terra, è stato trasferito e alloggiato gratuitamente per 5 giorni ad Abu Dhabi in alberghi a 5 stelle. “Non si trattava di un aggiornamento obbligatorio ma era un corso di natura commerciale e di attenzione alla clientela, al termine del quale veniva rilasciato un attestato”, ha spiegato Bernardo De Vries, assitente di volo interpellato dalla guardia di finanza.

L’ idea di tenera tali corsi  era nata dal fatto che Etihad riteneva che “gli equipaggi di Alitalia non avessero l’ atteggiamento che rispettasse gli standard qualitativi verso la clientela più elevati”, ha rivelato De Vries.

Non solo parliamo di 50 milioni andati in fumo, ma anche di cattivi investimenti nelle risorse umane: “La gestione manageriale ha distrutto le competenze di primo livello presenti all’ interno dell’azienda facendo tagli al personale, mandandoli in cassa integrazione o relegandoli in ruoli secondari”. 

Nel 2015 è stato firmato un programma dove si prevedeva la selezione di 24 cadetti per un ciclo di formazione di 15 mesi che si sarebbe dovuto svolgere -ovviamente- a Al Ain negli Emirati Arabi. I restanti 8 mesi, inclusa la certificazione finale, sarebbero stati effettuati a Roma presso l’ Alitalia trainin academy. 

Sarebbe stato più conviente in termini economici sicuramente svolgere l’addestramento in Italia, dove sarebbe costato in media 50.000 euro a persona, contro i 128.000 euro negli Eimirati. Naturalmente, siccome la compagnia non deve smentire il suo ‘ottimo fiuto per gli affari’ il programma  doveva essere sostenuto totalmente dalla nostra compagnia senza alcuna spesa per Etihad. Per tale operazione Alitalia avrebbe sborsato 1 milione di euro. Parliamo di una signora cifra, riconosciuta come tale perfino dallo stesso Christian Price di Etihad, il quale ha inviato il 26 giugno 2015 una mail per spiegare come mai i costi fossero così elevati. 

Il piano industriale 2015-2018 secondo gli inquirenti sarebbe stato falsato con perdite pari a 198 milioni di euro invece di 335 milioni. E soprattutto, sarebbe stato ingannato il mercato. Con l’ operazione Alitalia Loyalty, il programma Millemiglia viene ceduto a Etihad per circa 13,3 milioni di euro, valore che si sarebbe rivelato «falso e frutto di un irragionevole e arbitrario uso della discrezionalità valutativa», scrivono i magistrati. Il valore era di almeno 150 milioni di euro, come da bilancio Alitalia Cai del 2013.