di Savino Balzano.
Come prevedibile si apre il sipario sul teatrino della politica giullaresca di questo paese. L’applauso a Montecitorio in effetti è stato imbarazzante, ma che a farlo notare sia stato proprio Enrico Letta, il segretario del partito che fucilò la candidatura di Prodi al Quirinale dopo la standing ovation all’assemblea nazionale lo è ancora di più. Stia zitto almeno, torni in Francia e non lo rimpiangeremo: promesso.
Intanto si scatena la ritorsione dei mercati (fino a ieri si limitavano a minacciare) che intendono punire un’Italia che ambisce ad autodeterminarsi col voto e che pretende di svincolarsi dal commissariamento euroatlantico. Ne vedremo delle belle.
I motivi per gioire in effetti non mancano: finalmente cade un governo di feroci e pericolosissimi liquidatori. Finisce una legislatura che ha inferto umiliazioni pesantissime all’immagine dell’Italia. Siamo stati costretti a vederne di tutti i colori: dalla vergogna dei lockdown, del green pass, alla corsa servile alle armi per compiacere il rincoglionito alla guida della Casa Bianca.
Ma poi chi avrebbe mai pensato di trovarsi Di Maio alla Farnesina? Da tempo si parlava di quanto scadenti fossero le nostre classi dirigenti, ma che abbiamo fatto di male per dover patire un’onta del genere? E cosa ha fatto di male l’Italia al punto da dover avere a capo del ministero dell’istruzione una che puntò tutto sui banchi con le rotelle? Senza contare quell’altra che mettendo i piedi sulla scrivania pensava di lottare per i diritti delle donne. E poi Brunetta, la Gelmini… Dio santo!
Ne abbiamo viste davvero di tutti i colori: è finita e molti di questi individui dovranno provare l’ebrezza di cercarsi un posto di lavoro, magati dopo aver sputato il sangue su qualche libro come tante italiane e tanti italiani fanno ogni giorno. Poco da illudersi comunque: molti di loro si saranno certamente assicurati un qualche futuro vendendosi nei lunghi e bui mesi di quest’ultimo governo. Un governo che di danni ne ha fatti tanti, tantissimi, e il mondo del lavoro non li conta più: povero e precario come mai nella sua storia nazionale.
Gli italiani finalmente si esprimeranno nelle urne, nonostante lo sdegno espresso in prima pagina dai molti giornali diretti da squallidi servi, e forse la maledetta idea delle larghe coalizioni possiamo sperare di essercela lasciata alle spalle e dinanzi a noi, chissà, si apre una nuova stagione di politica, di governi politici, che possa magari vedere ridimensionata la figura del regista del colle. Speriamo, impegniamoci perché accada.
È vero quello che alcuni affermano e condivido la loro preoccupazione: non siamo pronti. Le forze politiche autenticamente votate alla Costituzione non hanno ancora maturato una forza tale da consentire loro di candidarsi credibilmente alla guida del paese, ma sono convinto potranno dare il loro contributo ed ambire ad una rappresentanza parlamentare frutto di un’evidente mandato popolare. Dobbiamo impegnarci tutti perché anche questo accada.