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“E’ annegata, ma prima…”. Cosa rivela l’autopsia di Giovanna Pedretti. Il punto sulle indagini

Pubblicato il 18/01/2024 10:37

Ora non ci sono più dubbi. Giovanna Pedretti, la ristoratrice travolta da una tempesta mediatica in rete dopo la sua risposta a una recensione che discriminava gay e disabili, è annegata nel fiume Lambro. E ormai è del tutto evidente che si sia trattato di un suicidio. Sì, perché l’autopsia oltre a chiarire la dinamica della morte, ha rivelato anche altro. Cioè che Giovanna, prima di compiere il gesto estremo, si era inferta diverse ferite su tutto il corpo. Segno dell’estremo disagio psicologico seguito a una giornata di insulti ricevuti attraverso i social dai soliti hater. Ma non sono solo i leoni da tastiera, spesso anonimi, ad avere infierito su di lei. La magistratura continua a indagare e stanno emergendo altri particolari su ciò che è accaduto in quelle drammatiche ore. (continua dopo la foto)

L’accusa, per ora a carico di ignoti, è confermata: istigazione al suicidio. Un reato grave, che può essere punito anche con 12 anni di carcere. Anche per questo la Procura di Lodi sta agendo con cautela, nel tentativo di ricostruire con precisione i fatti. A partire dalla pubblicazione del primo post in cui Lorenzo Biagiarelli, compagno di Selvaggia Lucarelli, ha accusato la Pedretti di avere inventato la recensione incriminata per farsi pubblicità. E’ fondamentale capire quali conseguenze abbia avuto sulla donna l’operato dei singoli attori di questa vicenda, per valutare i rapporti fra cause ed effetti. E per distinguere fra responsabilità morali, che appaiono già abbastanza evidenti, e gli aspetti penali. (continua dopo la foto)

Va valutato in quale momento Giovanna ha perso il controllo, sino a decidere di uccidersi. Estremamente importante, in questo senso, l’interrogatorio a cui la donna era stata sottoposta dai carabinieri di Sant’Angelo Lodigiano. Qualcuno aveva espresso perplessità sull’urgenza di quell’atto. I carabinieri hanno chiarito la loro posizione con un comunicato. “Sabato 13 gennaio”, recita la nota, “ipotizzando il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, al fine di informare la Procura della Repubblica competente, convocavamo la signora Pedretti con riferimento a una recensione pubblicata su Google, poi rimossa, da un anonimo cliente del suo ristorante”. Il comunicato chiarisce anche che la Pedretti è stata interrogata come potenziale vittima della vicenda. (continua dopo la foto)

“Il colloquio durava pochi minuti”, si conclude la nota, “e la Pedretti confermava il contenuto della recensione, ma non era in grado di fornire ulteriori dettagli sull’identità del cliente”. Certo la reazione dei Carabinieri al post di accuse pubblicato da Biagiarelli il sabato mattina appare estremamente rapida. In ogni caso è stato lo stesso Biagiarelli a spiegare come Giovanna Pedretti gli avesse riferito di essersi presentata spontaneamente in Caserma per denunciare le accuse ricevute. Il problema è che, dopo aver parlato con Giovanna, Biagiarelli ha deciso di infierire su di lei con altri post accusatori. Era proprio indispensabile? Ed è giusto che un giornalista con una certa visibilità si accanisca in questo modo su una persona comune, già estremamente turbata per ciò che le sta accadendo? A queste domande né Biagiarelli, né Selvaggia Lucarelli hanno per ora voluto rispondere.