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“Dovete vedervela da soli”: l’Europa, come sempre, sbatte la porta in faccia all’Italia

Pubblicato il 09/03/2022 11:19

A guardare l’evoluzione della crisi in Ucraina e la risposta dell’Unione Europea, non c’è da stare troppo tranquilli. Soprattutto dando un’occhiata da vicino al piano presentato dalla Commissione Ue per rendere il Vecchio Continente “indipendente dagli idrocarburi provenienti dalla Russia”. Un programma ambizioso e dall’altisonante nome RePowerEu, illustrato in conferenza stampa dal commissario all’energia Kadri Simson e dal vicepresidente della Commissione Frans Timmermans. E che però non ha convinto affatto gli esperti, più che dubbiosi sul reale impatto delle misure annunciate.

Tre i passaggi chiave del RePowerEu: diversificare gli approvvigionamenti di gas, investire sulle fonti rinnovabili e, soprattutto, ridurre le importazioni dalla Russia. In che misura? Di ben 100 miliardi di metri cubi di gas già entro la fine dell’anno. Il tutto anche grazie all’istituzione di una piattaforma facoltativa per l’acquisto comune di gas della quale si parla da tempo ma che continua ad avere contorni fumosi, indefiniti. Una cosa, invece, è certa: l’Ue, come spiegato bene da Timmermans, non emetterà obbligazioni comuni per finanziare energia e difesa e distribuire il costo delle sanzioni.

Di bond comuni, insomma, Bruxelles non vuole sentire parlare, a conferma del fatto che saranno i singoli Stati a dover far fronte all’eventuale boomerang derivante dalle sanzioni adottate contro la Russia. L’Italia, dunque, sarà ancora una volta abbandonata a sé stessa, con il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani a gettare in fretta acqua sul fuoco, delineando un piano che permetterà al nostro Paese di dimezzare le importazioni di gas da Mosca “già entro aprile, azzerandole completamente in due anni”.

Come sottolineato dalla Verità, il rischio è che dietro le strategie al momento messe sul tavolo, non si sa con quanta convinzione, possa celarsi un pericoloso cortocircuito: sopperire alla mancanza di gas dalla Russia ricorrendo a centrali termoelettriche a carbone, altro materiale che però importiamo principalmente da Mosca. Uscire da questo circolo vizioso, insomma, ma tutto fuorché un’impresa facile. Anche perché in ballo ci sono anche i contratti di lungo termine stipulati dagli importatori italiani con Gazprom e che prevedono clausole ben precise da rispettare.

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