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Dirigenti da cambiare? Va bene, ma se poi comanda l’Ue

Pubblicato il 08/01/2023 11:30 - Aggiornato il 23/06/2023 11:53

Di Gianluigi Paragone – Si sta animando il dibattito sui dirigenti da cambiare, il cosiddetto spoil system. Di per sè la questione è semplice: chi vince le elezioni, va al governo e nelle stanze dei bottoni mette i dirigenti che meglio si allineano all’azione dell’esecutivo. Al ministero dell’Economia, Alessandro Rivera (uno di quelli al centro del dibattito), andrebbe spostato perché è uno dei massimi interpreti di quel tecnicismo che si è fatto di per sé politica. Le sue impronte digitali sono su recenti dossier delicati, uno su tutti la vicenda Mps.


Mi sembra pertanto ovvio l’avvicendamento dei dirigenti altrimenti a che serve vincere le elezioni e poi trovarsi nella sala macchina i responsabili della stessa che remano contro? Quindi le polemiche contro la Meloni sono assolutamente pretestuose e ipocrite, a maggior ragione perché vengono da quella sinistra che da decenni riesce a governare nell’ombra anche quando perde le elezioni.
Ora, però, se lo spoil system deve ridursi a qualche giro di poltrona e non incidere davvero, le polemiche di questi giorni stanno dentro un teatrino. Sostituire i dirigenti significa avvalersi di professionalità il cui pensiero va verso direzioni che non si sovrappongono al copia e incolla che arriva dall’Europa. Lo dico ancor più brutalmente: è inutile fare la guerra per sostituire il Rivera di turno e poi approvare in parlamento il Mes che oltre a un meccanismo diabolico di intervento finanziario, è anche una struttura con superburocrati intoccabili e impunibili. Il popolo forse non è a conoscenza proprio di questo fatto: il Mes, se prima ratificato e poi attuato, commissaria ogni governo e lo inserisce nei meccanismi che già vedemmo all’opera in Grecia. E nessuno può metterci becco, perché hanno il massimo della intoccabilità. Altro che Rivera.


Perché ho tirato fuori il Mes? Semplice perché Ue e Bce stanno facendo di tutto, complice il centrosinistra e la Burocrazia, per ridurre al minimo ciò che nella democrazia è il pane: l’azione di governo appannaggio di chi vince le elezioni. Il famoso pilota automatico o le famose lezioni che i mercati impartiscono se il popolo sbaglia a votare.
Le manovre che la signora Lagarde sta compiendo vanno in questa direzione: la indisponibilità a comprare i titoli di Stato in scadenza, tassi di interesse irragionevoli in questa fase emergenziale e quindi scenario perfetto per i falchi del Mes, meccanismo che solo l’Italia non ha ratificato (come la Banchiera ricorda appena può). Perché un innalzamento esagerato del costo del denaro su un debito pubblico superiore al 150% del Pil porta dritto dritto lì.
Va da sé (lo dicevamo da tempo noi e sono contento che lo stia dicendo anche Crosetto) che così il conto della crisi finisce sul tavolo dei cittadini. I quali non hanno colpe! Sono stati i banchieri centrali ad alimentare le contradizioni ed ampliare le fragilità finanziare dell’Europa. Hanno comprato debito pubblico a rotta di collo portando i rendimenti dei titoli di stato a livelli irrealistici, mentre l’Europa sospendeva il patto di stabilità e consentiva agli stati di indebitarsi a più non posso. Erano anni eccezionali si dirà, c’era prima la crisi finanziaria e poi la pandemia, ma gli acquisti della BCE hanno annullato il rischio del debito pubblico dei paesi europei ed inondato il continente di liquidità senza contropartite, così che il 42% debito pubblico di tutta Europa è finito nelle casse della Banca Centrale Europea. Non appena i tassi d’interesse raggiungeranno il limite d’insostenibilità, l’Italia dovrà finanziarsi sul mercato a qualsiasi prezzo in una spirale di crisi finanziaria che abbiamo già vissuto e che fu interrotta solo dagli acquisti della Banca Centrale.
Come uscire allora? Rovesciando il tavolo e impostando una nuova partita: non ratificare il Mes per trattare alla pari e poi chiedere che i titoli pubblici acquistati dalla BCE siano trasformati in debito perpetuo. Questo vuol dire che l’Italia non sarà costretta a rifinanziare quasi un terzo del suo debito pubblico. Una proposta da folli? Eversiva? No è la stessa proposta che fece qualcuno lontanissimo dalle mie idee politiche David Sassoli.