I danni del lockdown sulla psiche dei ragazzi –
Ansia, depressione e un equilibrio psicologico sempre più precario. È forse questo, per gli adolescenti di oggi, uno Spleen 2.0, per scomodare Baudelaire? Il lockdown per il Covid-19, con il corollario del confinamento, della scuola a distanza e del distanziamento sociale non sono certo estranei al fenomeno che oggi vede la salute mentale dei bambini e degli adolescenti italiani a rischio: il 20 e il 25% tra costoro manifesta i segni, rispettivamente, di un disturbo d’ansia e di depressione, mentre i disturbi neuropsichici sono in costante aumento. E questa era solo una premessa per inquadrare il delicatissimo tema trattato dal giornalista e scrittore Antonio Socci sul suo blog, una riflessione pubblicata anche dal quotidiano Libero: “Perché stiamo allevando ragazzi ansiosi e fragili”. Lo scriveva già nel 2022, ancora sulle pagine del suo blog: “Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato Modernità e Libertà. Ma è spesso un deserto inospitale dove soffia un vento di infelicità e di morte”. Sì, perché, venuta meno la tensione ideale o anche religiosa che animava i ragazzi dei decenni passati, sta crescendo una generazione perduta nell’effimero dei social, quotidianamente a contatto con modelli decisamente inappropriati. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Politicamente corretti”, ma terribilmente fragili
L’Autorità garante dell’infanzia, nel suo rapporto annuale, lo dice chiaramente che “la pandemia ha determinato un insieme di fragilità di entità crescente”. Oggi ci troviamo con una generazione di giovani, “certamente disinibiti, laici e politicamente corretti”, ma anche fragili e quasi impreparati alla vita da adulti che un giorno li attenderà. Tutto ciò dà la stura alle considerazioni da parte di Antonio Socci. Anzitutto, con lui notiamo che viviamo da anni in uno stato emergenziale, e il discorso non si limita alla pandemia stessa: c’è sempre una qualche emergenza – spesso presunta – che non lascia spazio alla proposta di soluzioni, dettata da un pensiero critico, ma piuttosto vede l’imposizione di certe politiche dall’alto, dando l’origine a quello che chiamiamo pensiero unico. I nostri genitori, ancor più i nostri nonni, vivevano una vita infinitamente meno “comoda” dei nostri ragazzi, dunque cos’è andato perduto rispetto alle generazioni precedenti? I nostri ragazzi sembrano sospesi fra la realtà virtuale dei social e una scuola o una società ossessionate soprattutto dai comportamenti, dal politicamente corretto, dalle ideologie oggi dominanti. Sicché, argomenta Antonio Socci, ha ragione Walter Veltroni che, in un recente articolo pubblicato dal Corriere della sera, ha addebitato il malessere giovanile di oggi a quel periodo in cui i ragazzi “sono rimasti soli, costretti nelle case, impauriti da un nemico misterioso e invisibile”, legati ai social come unica forma di interazione sociale. Anche il fenomeno della violenza giovanile origina da lì, in parte. (Continua a leggere dopo la foto)
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Boom di suicidi tra gli adolescenti
Ma, al di là del fatto che Veltroni avrebbe potuto farlo notare per tempo ai suoi ex compagni, non è ancora tutto: è il vuoto ideale della società di oggi a creare l’insicurezza e la fragilità, l’ansia e il senso di inutilità dei ragazzi del 2024. Basti pensare alle sconcertanti casistiche che riguardano i suicidi degli adolescenti. Negli ultimi quattro anni i suicidi tra i giovani sono aumentati del 75%. In Italia durante la pandemia, secondo i dati della Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) riportati dalla rivista Elle, il 16,1% dei pazienti psichiatrici ha tentato il suicidio, mentre l’ideazione suicidaria e l’autolesionismo sono state le ragioni di ricovero nel 31,5% dei pazienti, con un’incidenza elevata soprattutto tra le ragazze.
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