In un periodo di crisi economica causato principalmente dalla scellerata gestione della pandemia da parte del cosiddetto “Governo dei Migliori”, dove locali, alberghi e attività di ogni genere si vedono svuotate della propria clientela, dove liberi cittadini vengono sospesi dal lavoro senza reddito per aver scelto di non sottoporsi a una vaccinazione che nei fatti hanno vigliaccamente imposto, dove viene impedito ai pensionati sprovvisti di lasciapassare l’accesso agli uffici postali ed alle banche, una nuova spada di Damocle pende sulla testa di imprenditori, artigiani e famiglie. (Continua dopo la foto)
Il caro energia è oggi il tema più sentito dalla cittadinanza e la sua rilevanza va ben oltre il già gravoso aumento del costo delle bollette; esso, infatti, incide verticalmente su ogni settore e, di conseguenza, su tutta la linea produttiva, determinando aumenti di prezzo su beni e servizi compresi tra il 4% ed il 20%, attuando un vero e proprio salasso sui cittadini italiani. L’ultimo report di Assoutenti, infatti, stilato sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione di gennaio, ha calcolato che le ripercussioni di tali aumenti sulle tasche delle famiglie italiane determineranno una maxi-stangata da +38,5 miliardi di euro, causando un aumento annuo di +1.480 euro a parità di consumi.
La situazione in Italia è particolarmente grave e totalmente fuori controllo: siamo l’unico Paese in area OCSE ad aver subito una diminuzione dei salari medi dal 1990 ad oggi, abbiamo le pensioni minime tra le più basse mentre siamo tra i primi 6 Paesi europei ad avere la pressione fiscale più alta; in questo quadro di crisi generalizzata l’esecutivo si limita a stanziare vere e proprie briciole: 5 miliardi, assolutamente insufficienti per far fronte al contenimento dei rincari, lasciando i cittadini abbandonati a loro stessi.
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Le possibili soluzioni? Stanziare cifre congrue all’indice del rialzo ed intervenire su tasse ed oneri di sistema potrebbe essere un buon punto di partenza.
“Altro debito pubblico!” esclamerà qualcuno. Bene, si presume che il ruolo di uno Stato sia anche quello di tutelare i propri cittadini dalle speculazioni dei mercati e comunque, nella nostra storia più recente e per situazioni meno virtuose, spesso non ci si è posti questo problema.
Come illustrato da Il Sole 24 Ore, un fulgido esempio ne è la transazione “Aspi”, dove lo Stato ha coperto con spesa pubblica ben 19 miliardi tra l’acquisizione della Società Autostrade (8 miliardi) ed i debiti accumulati dai precedenti gestori, facendo finire direttamente nelle tasche della famiglia Benetton ben 2,4 miliardi. E’ bene ricordare che con un investimento complessivo di 100.000 euro, nemmeno un euro in più, Atlantia, tra il 2003 e il 2020 ha realizzato quasi 22.000.000.000 di euro come spiega un’analisi dettagliata di Altreconomia.
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Non bisogna dimenticare che senza la gabbia europea e con la sovranità monetaria, avendo la possibilità di fare spesa a deficit, sarebbe stato più semplice ed immediato porre rimedio a questa situazione, mentre ora pesano come un macigno tutte le criticità del dover rendere conto agli organi comunitari per poter far fronte ad una crisi nazionale.