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Diffusione del virus o recessione. Il dilemma che ci tiene in ostaggio

Pubblicato il 02/03/2020 18:00

Ci voleva il coronavirus per rivedere il tanto vituperato deficit, come a dire che fintanto che la gente non percepisce la paura più nera le regole care al dogma europeo non si rivedono. E questo tanto basta per farci capire il motivo per cui l’impatto della crisi sulla società non sia stato raccontato con intensità pari all’emergenza sanitaria. In altre parole, la gente poteva intuire ma non doveva avvertire il senso collettivo e comune della tragedia provocata dal rigore e dal fanatismo europeista. Adesso però che il panico da Coronavirus è totale e che lo stress è diventato psicosi ecco che Roberto Gualtieri, il ministro che l’Europa ci ha mandato in Italia per normalizzare il Palazzo, ci racconta che gli investimenti a deficit si possono fare e che l’Unione europea ci dirà di sì.

Abituiamoci allora a questo nuovo ritornello già sulla bocca di tutti: un po’ di deficit è buono, fa bene alla salute e può aiutare una situazione economica pronta a trasformarsi da stagnazione a recessione. Gualtieri e compagnia varia sono arrivati con la loro faccia d’angelo a somministrarci una ricetta abbondantemente scaduta: sostenere che 3 miliardi e 600 milioni saneranno la situazione è un inganno bello e buono. E pure le espressioni fase uno, fase due e fase tre sembrano uscite dalle notturne televendite delle emittenti private. Eppure le sentirete ripetere fino a quando non vi convinceranno che sono una novità, una bella vittoria dell’Italia che sa dialogare e sa mediare con l’Unione europea. Fandonie.

A fronte di uno scenario che già si prefigura come drammatico, non serve a nulla rivedere o sospendere le regole di Maastricht, il patto di stabilità o il fiscal compact (per non dire di un Mes su cui il governo italiano deve dirci con chiarezza come stanno le cose); occorre imporre all’Unione un nuovo schema di gioco, drastico, che passa attraverso la monetizzazione del debito pubblico da parte della Bce, esattamente come accade con la Fed in Usa. E’ un meccanismo che “replica” il concetto di sovranità monetaria trasferendola in questo caso alla Bce. Solo così la spesa a deficit di Gualtieri diventa virtuosa e darebbe dignità politica all’Unione europea rendendola più Europa. Ma se è fallito miseramente il tentativo di darci un minimo di bilancio pubblico europeo figuriamoci se il criterio della monetizzazione del debito farà breccia nell’eurozona. Pertanto se l’Unione europea vuole insistere con la sua ricetta recessiva non esisterà altra soluzione che riprendersi quella sovranità monetaria che ci sottrarrebbe dal giogo di una Bce “straniera” e dal ricatto dei mercati, da cui dipendono quei tassi di interesse che imprigionano famiglie, imprese e lavoratori.

Gualtieri ancora una volta si dimostra servile verso quell’Europa neoliberista che lo ha educato: a favore degli italiani non sta facendo nulla, se non ingannarli con i “resti” in cambio di più ricatto finanziario. Lo stesso ricatto che il coronavirus ci sta sottoponendo: propagazione del virus o propagazione della crisi? Il quesito lo ha ben analizzato un professore fuori dal circuito mainstream, qual è Emiliano Brancaccio. Il quale ha svelato l’ultima fesseria semantica di moda sui giornali: il Covid-19 è un po’ il nuovo cigno nero che si è abbattuto sulla globalizzazione.

Non è vero, non è un cigno nero. Un recente paper studiato dal direttorato generale della Commissione europea (the macroeconomic effects of a pandemic in Europe) illustrava una situazione non dissimile a ciò che si prefigura sul coronavirus: almeno un trimestre di propagazione intensa, un contagio della popolazione pari al 25%, un tasso di mortalità all’incirca del 2.5%. A fronte di questo scenario e partendo dal modello di previsione standard dell’Ecofin, il paper prevedeva una caduta della produzione tra l’1,5% e il 2% con un picco di oltre il 3.5%.

Da qui il dilemma sottinteso: propagazione o recessione. In poche parole più si cerca – non senza ragioni, sia chiaro – di abbattere il tasso di propagazione attraverso misure come le quarantene, le serrate dei negozi, la chiusura delle scuole o di luoghi di concentrazione, i blocchi stradali, e più si interrompono i circuiti della produzione e della spesa alimentando così i moltiplicatori della recessione. Solo con vere banche centrali che comprano il debito dello Stato dando in cambio moneta stampata dal nulla si può uscire da una crisi nera che era già alle porte prima del Coronavirus. Il resto è puro inganno neoliberista.

Questo editoriale è stato pubblicato su Il Tempo del 2 marzo 2020.

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