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Condannati ad essere spiati

Pubblicato il 17/04/2020 11:51 - Aggiornato il 17/04/2020 13:34

di Gianluigi Paragone

L’altro giorno una nota trasmissione pomeridiana condotta da Barbara D’Urso ha mandato in onda l’inseguimento da parte di un elicottero della Guardia di Finanza verso una specie di Pablo Escobar del coronavirus, uno schifoso traditore del Bene Collettivo che in una spiaggia di Jesolo fuggiva dall’ordine di lockdown. Ovviamente quasi tutti si sono concentrati sulla D’Urso, la quale sguazza in questo impazzimento generale con maestria ineguagliabile e per questo è diventata il capro espiatorio. In pochi invece hanno levato la propria voce sulla disponibilità delle forze dell’ordine a prestarsi a questo spettacolino dove il Monito vale sulla dignità delle persone. Già, gli stupratori possono far valere il diritto all’oblio, chi sfugge al divieto di stare a casa dev’essere invece marchiato come infame.

Ma sì dai, facciamoglielo vedere agli italiani quanto è severo e giusto questo Stato con chi è indisciplinato, con chi se ne frega del senso collettivo, con chi mette il proprio egoismo prima degli altri: è giusto che sia inseguito, punito e esposto al pubblico ludibrio. Giusto! Visto che gli indagati per corruzione internazionale vengono riconfermati nelle aziende di Stato, visto che a coloro che fanno crollare i ponti non si revoca un bel niente, visto che i grandi evasori lo fanno a norma di legge, allora va bene spettacolarizzare e sputtanare questi Totò Riina del Covid.
E anzi, siccome gli italiani sono tendenzialmente furbetti e mascalzoncelli, sapete che si fa? Li controlliamo con una app, come fossero in libertà vigilata a prescindere. Un po’ come fa il Fisco a cui devi dimostrare che non evadi. Un po’ come si fa con la Burocrazia, dove devi dimostrare di non essere un furbetto. Un po’ come si fa con tutto perché l’italiano è tendenzialmente uno che è meglio tenerlo sott’occhio. Quindi ecco che da Vodafone arriva Colao, la cui task force deve vedersela con la fantomatica ministra per l’Innovazione Paola Pisano in un braccio di ferro a chi ci infila il braccialetto elettronico più invasivo per monitorare i nostri movimenti. Tutto ovviamente per il nostro bene!

Già, quello Stato che ha tagliato a destra e a manca sulla Sanità e sugli ospedali, quello Stato che se ne è fottuto della ricerca, quello Stato che non ha i soldi per sottoporre tutti e dico tutti i tamponi necessari, quello Stato che in poche parole non è in grado di garantire pienamente il diritto costituzionale alla salute, allora comprime un altro diritto costituzionalmente garantito che è la libertà di circolazione che non si esaurisce soltanto nella possibilità di andare dove si vuole (cosa che abbiamo toccato con un dpcm) ma è anche la libertà di farlo senza che qualcuno lo sappia. E poi cos’altro sottoporranno a restrizione?

Una app con geolocalizzatore sempre attivo sostituirà l’autocertificazione cartacea (prima barzelletta di questo governo) e un’altra app ci dirà se siamo troppo vicini a un positivo al virus, il quale ha avuto il privilegio di essere sottoposto a tampone; quindi potrebbe anche essere che frequentiamo una persona positiva a sua insaputa! Lo so che cosa direte: ma siamo già spiati da Facebook, da Google, da Apple, da Amazon e ora lo saremo con i cinesi di Hauwei cui abbiamo dato in consegna la imprescindibile tecnologia del 5G, perché non vuoi farlo per contrastare il pericolosissimo virus? Oppure ancora: cosa pensi, di poter fermare la modernità tecnologica? Ecco, se le cose stanno così allora taniamo completamente la Costituzione, facciamone carta straccia perché tanto ci sarà sempre un interesse magistralmente costruito come superiore che ridurrà un diritto a facoltà o a opzione. C’è un virus? Allora nessuno deve divulgare notizie che non siano quelli bollinate. Allora nessuna circolazione, tutto chiuso, tutto bloccato. E se provi a dire che siamo in questa situazione perché l’impreparazione regna sovrana, ecco che fai propaganda politica. 

Ecco, io mi oppongo e voglio essere libero di farlo, perchè ho il diritto a costruire una mia resistenza a questa narrazione unilaterale che mi toglie sempre un pezzo di ciò che mi appartiene. Tutto quel che stiamo vivendo è asimmetrico e ingiusto: io devo restare a casa, non devo contagiare, ma non posso ricevere una mascherina o un tampone; io devo restare a casa senza stipendio, ma solo se la ruota mi gira a favore avrò diritto a qualche spicciolo avanzato dalla riffa di quell’Europa dove ci hanno infilato senza manco chiedercelo; io devo obbligatoriamente essere monitorato da uno Stato incapace di entrare a Scampia o nei quartieri a più alta densità criminale.

Ho paura di uno Stato che regredisce senza dibattito a un feudalesimo dei diritti, uno Stato invasivo e dolcemente monarca, uno Stato che poco alla volta deciderà persino quale sarà la verità e la menzogna. Il libero arbitrio è ciò che caratterizza la modernità. Quella vera, non quella spacciata da questo mondo iperconnesso e ipercontrollato. E ora se volete datemi del folle. O inseguitemi con l’elicottero.

Questo articolo è stato pubblicato su Il Tempo del 16 aprile 2020.

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