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Coronavirus, gli Usa e l’ipotesi di un incidente in Cina che ha liberato il Covid-19

Pubblicato il 17/04/2020 13:21 - Aggiornato il 17/04/2020 13:25

di Guido Olimpio Si continua ad indagare sull’origine della pandemia di coronavirus che sta piegando il mondo. E mentre gli scienziati provano a trovare un vaccino, i servizi segreti portano avanti le loro piste. Se la Cina e la Russia in queste ore si dicono contrari all’ipotesi rilanciata dagli Usa su un possibile incidente – un errore umano – che ha liberato il Covid-19 dai laboratori di Wuhan, le autorità e i servizi degli Stati Uniti, invece, procedono in questa direzione. Una battaglia che in molti, però, vedono più politica che desiderosa di verità per il bene comune. Si intrecciano sospetti, interessi, depistaggi. Una vera e propria spy story. Guido Olimpo sul Corriere della Sera ha commentato le parole di Mike Pompeo, segretario di Stato Usa, che suonano come un’accusa velata alla Cina.

Ricostruisce Olimpo: “Primo Atto: la malattia si diffonde a Wuhan, in Cina. Le autorità prendono tempo, l’allarme parte in ritardo. Cercano di coprire tutto, silenziano le fonti. Quando reagiscono è troppo tardi. E nella versione ufficiale, attacca il segretario alla Difesa Usa Mark Esper, c’è tanta opacità. Secondo Atto: negli Stati Uniti e in Europa vola la tesi del coronavirus costruito in laboratorio, un’arma micidiale che si diffonde come in un film apocalittico. Tutto sarebbe partito da uno dei laboratori presenti a Wuhan. Ambienti conservatori, i cospirativi, ma anche persone senza un’agenda credono in questa ipotesi. Rispondono gli scienziati: non esistono elementi per provarlo. In parallelo sale lo scontro tra Stati Uniti e i rivali, concorrenti, ma legati dalle questioni economiche”.

“Terzo Atto: è quello che stiamo vivendo in questi giorni, sintetizzato da un’affermazione del segretario di Stato Pompeo: “All’origine potrebbe esserci un incidente avvenuto durante ricerche sul ‘coronavirus'”. Non la bestia creata a tavolino, ma l’errore umano/tecnico a Wuhan. L’intervento del capo della diplomazia – fautore di una posizione dura contro la Cina – si specchia in una serie di elementi interessanti. Nel 2018 due diplomatici americani visitano l’Istituto di Virologia di Wuhan (WIV) e scoprono che le condizioni di sicurezza sono precarie. Immediatamente inviano dei cablo al dipartimento di Stato per segnalare i pericoli. Il WashingtonPost rivela questi aspetti e ricorda che già nel 2015 specialisti stranieri avevano sollevato dubbi sui rischi presi dai loro colleghi cinesi”.

Nelle ricostruzioni compaiono i nomi di studiosi che lavorano sui pipistrelli e pandemie con protezioni insufficienti. Allora ipotizzano che qualcosa sia andato storto durante le ricerche mediche, con la successiva contaminazione esterna. Prosegue Olimpo: “Di nuovo la parola passa agli uomini di scienza, arbitri non sempre netti: c’è chi considera plausibile la storia e chi no. In mezzo il partito dei prudenti”. Quarto Atto: “Il responsabile del Pentagono Esper osserva: ‘Non ci sono prove convincenti della nascita in laboratorio’, ma accusa la controparte di mancanza di trasparenza”.

I Servizi Segreti Usa intanto continuano a indagare ma fanno sapere che non hanno ancora finito la missione, vogliono verificare la storia dell’incidente che avrebbe liberato il letale coronavirus. Le reti di intercettazione avranno rastrellato di tutto, se a Wuhan sono andati nel panico potrebbero aver parlato senza precauzioni. Conclude Olimpo: “Le spie, però, hanno bisogno di sostanza, le voci sono insufficienti. E comunque sarà la politica ad avere l’ultima parola. C’è ancora tempo per l’ultimo atto ed è probabile che sarà scritto con due finali, dove ognuno sceglierà il colpevole che preferisce”.

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