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Renzi e Di Maio, i giochi di palazzo tra imboscate e tranelli: così si son presi altre poltrone

Pubblicato il 31/07/2020 10:09

Il rinnovo delle commissioni è un teatro in cui sta andando in scena l’ennesima farsa di questo governo, tra tradimenti, tranelli e scambio di poltrone. È in questo contesto che ora si muove il Movimento 5 Stelle, diventato da movimento anti sistema un partito che segue le stesse logiche poltronare di Renzi. E infatti è questo che sta accadendo. Gli esempi più lampanti sono stati nella “Agricoltura”, dove è stato confermato il leghista Villardi, nella “Giustizia” di Senato (fuori Pietro Grasso, confermato anche qui il leghista Andrea Ostellari) e Camera dove viene eletto l’ex M5S, oggi in Italia Viva, Catello Vitiello. A Montecitorio sono stati sostituiti anche dieci membri 5Stelle della commissione Finanze che non avrebbero votato per Luigi Marattin (Italia Viva). Dietro questi giochini di palazzo, si muovono soprattutto Renzi e i 5Stelle, diventati abilissimi a gestire queste dinamiche.

La combo, realizzata con due immagini di archivio, mostra Matteo Renzi (S) e Luigi Di Maio. ANSA

Come ricostruisce Giacomo Salvini su Il Fatto Quotidiano, “il blitz di Italia Viva e M5S è servito. LeU è rimasta senza una presidenza. Cosimo Ferri, deputato renziano della commissione Giustizia, si aggira per il quarto piano vantandosi coi colleghi: ‘Perantoni l’abbiamo fatto secco’. A quel punto, arri-vano anche Et-tore Rosato e la stessa Boschi che annuncia trafelata: ‘Vitiello si dimetterà’. E così è dopo un lungo litigio tra il capogruppo di Italia Viva e Ferri: ‘Hai esagerato, così fai saltare Marattin’, gli urla contro senza concedergli il beneficio del dubbio. Poi si sblocca tutto: alla seconda votazione Perantoni viene eletto alla Giustizia e Marattin alle Finanze. Ma le tre imboscate non possono essere solo colpa dei renziani. Lo dice l’aritmetica: in diverse commissioni mancano i voti del M5S”.

E la cosa che tutti capiscono è chiara: i parlamentari che sparano contro i vertici sono tutti fedeli di Luigi Di Maio, il quale avrebbe dichiarato in politichese: “Io ormai
non gestisco più niente, parlatene con Crimi…”. E così, dalla guerra di trincea per prendere altre poltrone di prestigio nella Commissioni, il renzismo è uscito vincitore: Luigi Marattin, deputato simbolo del renzismo, si è preso le Finanze; Raffaella Paita, cresciuta nella fucina del Pd ligure – ora renziana di ferro – è stata piazzata a sorpresa da Italia Viva alla presidenza della commissione Trasporti, “dove si occuperà, tra le altre cose, della Gronda di Genova – malgrado il suo conflitto d’interessi: il marito Luigi Merlo, è presidente di Feder-logistica ed ex manager di Msc”.

Nelle altre mosse, esce Bagnai, entra D’Alfonso, un altro “uscito indenne da una lunga serie di processi e indagini” che ora segue Renzi in Italia Viva. Infine, c’è il capitolo Riccardo Nencini. “Si aggancia a Renzi con la listarella “Insieme” (socialisti, verdi e “ulivisti”). Prende la miseria dello 0,5% ma a lui vale la candidatura ad Arezzo e un seggio a Palazzo Madama. È tra i 64 prodi che hanno promosso il referendum per bloccare il taglio dei parlamentari. Ora presiede la commissione Istruzione pubblica al Senato”.

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