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“Mi sento tradito e abbandonato”. La denuncia della storica azienda italiana: “Così si disperde un patrimonio”

Pubblicato il 27/06/2022 14:36

Non c’è pace per le aziende italiane. Le testimonianze di imprenditori in difficoltà, abbandonati da uno Stato miope e assente, si moltiplicano. Anche marchi consolidati e storici sono usciti dalla pandemia con le ossa rotte. E l’aumento dei costi energetici ha ulteriormente peggiorato la situazione. E’ il caso di Simone Neri, proprietario di “Chinottissimo”, azienda fondata dal nonno Pietro Neri nel 1949.

“Sono un Produttore di bevande analcoliche gassate di alta gamma nonché di liquori artigianali”, spiega Simone Neri. “Sono a capo di un’azienda storica. Il mio core business è produrre e rivendere ai distributori italiani ed esteri, ma anche distribuire sul territorio laziale i miei prodotti e altri selezionati di altre aziende attraverso una società di mia proprietà. Non essendo presente per scelta nel canale della grande distribuzione organizzata (GDO), il nostro fatturato si sviluppa interamente sul canale Horeca”. Un’azienda storica e fiorente che ha subito le conseguenze della gestione dell’emergenza Covid da parte del governo.

“Pre-pandemia le vendite andavano bene, eravamo in crescita con entrambe le società. Abbiamo fatto importanti investimenti proprio per stare al passo con la crescita aziendale. Con l’arrivo del Covid e il fermo di 2 anni del canale Horeca abbiamo perso l’80% di fatturato. Resistere è stato impossibile, visti gli aiuti nulli dello Stato, che ha dimenticato un settore come quello della distribuzione con la scrematura dei codici Ateco che non rientravano nella mia categoria”.
Gli aiuti sono stati del tutto insufficienti, quindi.

“Abbiamo ricevuto 3000 euro a fronte di centinaia di migliaia di euro persi. Il risultato è stato devastante, a tutt’oggi ho la società distributiva ferma e probabilmente la metterò in liquidazione. Chiuderò a debiti saldati. Sono riuscito a salvare la società produttiva vendendo quote societarie a investitori italiani. Oggi sono sono ancora vivo grazie al loro intervento”.
(Continua dopo la foto)

La ripartenza, però, è stata tragica, costellata di altri problemi.
“Dopo la pandemia è arrivata la guerra in Ucraina. Di colpo sono aumentate a dismisura forniture elettriche, gas, materie prime, imballaggi e altre spese, rendendo sempre più arduo il lavoro di produttore. Malgrado un piccolo ritocco ai listini oggi la marginalità è di gran lunga inferiore a qualche mese fa”.

La denuncia di Simone Neri è chiara e circostanziata.
“Come imprenditore mi sento completamente abbandonato da un governo incapace di affrontare le problematiche vissute in questi anni, lasciato in balia degli eventi e senza aiuti concreti.
L’esposizione bancaria è aumentata con i prestiti del medio credito centrale e a oggi risulta impossibile accedere a nuove richieste bancarie, visti i cali di fatturato e la forte esposizione. Dal mio punto di vista chi ci governa non comprende minimamente (o forse lo sa benissimo!) che il piccolo imprenditore è destinato a fallire. E’ questo che vogliono per il futuro dell’Italia?”.

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