Banane che resistono agli urti, senape dal sapore più dolce del solito, grano con quantità minime di glutine. E ancora: legno più facile da lavorare, patate quasi immuni agli agenti patogeni. Prodotti che siamo abituati a immaginare soltanto in certi film di fantascienza e che invece sono stati realmente descritti dalla Commissione Europea durante la presentazione, andata in scena nelle scorse ore, di un nuovo provvedimento pensato per rendere più semplice nei territori Ue l’utilizzo in agricoltura delle così dette “nuove tecniche genomich” (Ntg). Come spiegato dal Tempo, si tratta di procedimenti che sono stati distinti, per volontà di Bruxelles, dai classici “Ogm“, così da non ricadere nella stringente legislazione comunitaria esistente in merito. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le due tecniche che l’Ue vorrebbe deregolamentare non prevedono, in teoria, l’utilizzo di materiale genetico “estraneo”, ovvero proveniente da specie diversa come nel caso degli Ogm. Ma come sottolineato dal Tempo, nello stesso documento con cui Bruxelles ha presentato queste nuove “coltivazioni genomiche” si finisce per cadere in contraddizione. (Continua a leggere dopo la foto)
Da una parte si trovano infatti coltivazioni “equiparabili alle piante presenti in natura, ottenute con modifiche poco complesse (meno di 20 mutazioni), per la cui commercializzazione sarà sufficiente una procedura di verifica volta a garantire che non contengano materiale genetico esterno. Dall’altra ci sono le piante elaborate con modifiche più complesse (più di 20 mutazioni), che saranno a tutti gli effetti etichettate come Ogm e dunque soggette alle regole dell’attuale legislazione”. Stando al documento, dunque, i prodotti agricoli ottenuti tramite le Ntg sarebbero distinti dagli Ogm in alcuni casi e perfettamente equiparabili in altri. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra chi si è subito detto contrario alla nuova proposta Ue c’è Greenpeace, che ha parlato dei “nuovi organismi geneticamente modificati ottenuti con l’impiego di nuove tecniche genomiche” sottolineando come “non garantiscono la sicurezza e il rispetto dei diritti dei consumatori”, oltre a “eliminare le procedure di sicurezza sui prodotti Ogm ottenuti con tecniche di editing genetico, tra cui mutagenesi e cisgenesi”.