Si chiama “codice Aadhaar” e se il nome potrebbe inizialmente non suggerirvi niente di che, sappiate che dietro quelle lettere si nasconde il rischio di un futuro fosco, distopico, in cui i cittadini saranno strettamente controllati dalle autorità durante lo svolgimento anche delle operazioni più banali. Uno scenario da film di fantascienza a tinte cupe o da romanzo di George Orwell e che sta però realmente configurandosi in India, come denunciato dall’informatico e attivista Edward Snowden: si tratta infatti di un codice identificativo composto da 12 cifre e correlato a dati biometrici come l’impronta digitale o il riconoscimento dell’iride. Inizialmente l’adesione al progetto era su base volontaria, con l’idea di far riconoscere tutte le persone rimaste fuori dagli archivi anagrafici del Paese, poi però le cose sono cambiate. (Continua a leggere dopo la foto)
Secondo Wired, “la verifica tramite sistema Aadhaar oggi è richiesta di routine per firmare un contratto di telefonia mobile, per acquistare un biglietto del treno o per avere diritto a un pasto gratis a scuola”. Snowden ha messo sotto accusa tutte le organizzazioni, dalla banche agli operatori telefonici, che costringono gli indiani a produrre quel codice per poter fare qualsiasi cosa. (Continua a leggere dopo la foto)
Già il 4 gennaio Snowden si era espresso sul tema, quando BuzzFeed aveva dato notizia della violazione del database che conserva i dati di 1,2 miliardi di indiani. “poter tracciare perfettamente le vite private dei cittadini, è il sogno di ogni governo. La storia dimostra che, indipendentemente dalle leggi, il risultato è l’abuso” aveva scritto su Twitter. (Continua a leggere dopo la foto)
In questi giorni l’implementazione dello schema di Aadhaar è al vaglio di cinque membri nella Corte Suprema dell’India, guidata dal capo della giustizia Dipak Misra. L’anima del progetto è Nandan Nilekani, un imprenditore di grande successo nel settore IT, fondatore dell’azienda Infosys nel 1981 e attualmente ministro del governo indiano.
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