Il centrodestra continua a essere una polveriera, un accapigliarsi continuo su chi dovrà essere il premier in caso di vittoria. Da una parte Giorgia Meloni che sa che potrebbe essere arrivato il suo turno grazie al premio che le daranno gli elettori, dall’altra Salvini e Berlusconi che non vogliono lasciarle la poltrona di Chigi. Berlusconi, per mettere il bastone tra le ruote alla leader di Fdi tirerà fuori un sondaggio riservato che, stando a un retroscena di Repubblica, recita: “Giorgia Meloni candidata premier in pectore potrebbe farci perdere le elezioni. O meglio: ci impedirebbe di vincerle. Troppo di destra, tanto da spaventare gli elettori moderati”. Le dirà quindi Silvio Berlusconi: “Non possiamo permetterci di spaventare il nostro mondo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Berlusconi, di fatto, ha paura dello “spettro nero” agitato dalla stampa internazionale, del timore espresso a Bruxelles nei conciliaboli del Ppe, e dell’allarme che sarebbe rimbalzato anche Oltreoceano. Scrive ancora Tommaso Ciriaco su Repubblica: “Il nodo dell’immagine pubblica di Meloni è insomma la prima linea della battaglia. Ne ha parlato Antonio Tajani alla Stampa, sostenendo che agli attacchi che arrivano dall’estero la leader deve rispondere ‘mostrando serietà e dimostrando di essere diversi da come si viene dipinti’. Ieri, poi, ha lambito il concetto anche l’azzurro Maurizio Gasparri: ‘Il problema della Meloni – ha detto a Metropolis – non è tanto rivendicare il primato della coalizione, ma dimostrare che non è quel mostro nazifascista che Repubblica descrive. Meloni ha 46 anni e credo sia consapevole del problema. Oggi deve chiarire non solo le sue posizioni, che per me non sono nazifasciste, ma dimostrare che la sua è una coalizione equilibrata’. Ovviamente c’è molto altro, dietro all’affondo che programma Berlusconi e che rilanciano i suoi big”. (Continua a leggere dopo la foto)
C’è innanzitutto un timore concreto: l’estinzione di Forza Italia. “In queste ore, nella storica culla azzurra della Lombardia, il partito del Cavaliere perde assessori regionali, ras carichi di voti, tanti piccoli amministratori locali. E smarrisce per strada il sostegno di associazioni di commercianti e imprenditori”. Sul fronte Lega invece? “Matteo Salvini è il più felice di tutti. Emarginato per la scelta filo-russa, ha ripreso a frequentare gli interlocutori di Mosca e confida di tornare quantomeno ministro dell’Interno. In realtà sogna di arrivare ancora più in alto, forte di un patto con l’anziano leader di Arcore. Ma servirebbe riuscire a sottrarre la premiership a Meloni. È il cuore dello scontro di queste ore. L’obiettivo del segretario del Carroccio è imporre un proprio nome (se non addirittura se stesso) per Palazzo Chigi”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il piano, elaborato con Berlusconi, è banale nella sua semplicità. “Chiederà a Meloni di affermare il principio che il prossimo premier dovrà essere indicato non dagli elettori – dunque assicurando al partito che prende di più nelle urne l’onere della scelta – ma dagli eletti nel corso di una solenne assemblea di inizio legislatura. Il calcolo è semplice: sommando i parlamentari leghisti, azzurri e centristi (a cui il Cavaliere garantirà qualche seggio) si potrebbe tentare il sorpasso. In modo da poter dire alla leader di Fratelli d’Italia: dispiace, la maggioranza preferisce un altro nome”. (Continua a leggere dopo la foto)
Meloni si presenterà invece al vertice con Salvini e Berlusconi due proposte. “Primo: a Palazzo Chigi andrà chi prende un voto in più nelle urne. Secondo: per decidere la ripartizione dei collegi dovrà valere la media degli ultimi sondaggi. Quelli più recenti assicurano a Fratelli d’Italia un consenso superiore alla somma di Forza Italia, Carroccio e centristi. E infatti, lo schema di partenza che sottoporrà ai partner sarà: 55% degli scranni dell’uninominale a FdI, 28% alla Lega, il restante 17% da dividere tra azzurri e cespugli di centro. Perfettamente in linea con l’ultima rilevazione Swg, che attribuisce il 25% al partito con la fiamma, il 12,4% al Carroccio e il 7,1% a FI”. La conclusione è che stanno litigando su tutto.
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