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Carne di legno made in Italy da mangiare. Ecco l’ultima trovata da voltastomaco. Di che si tratta e dove la troveremo

Pubblicato il 27/02/2024 19:36 - Aggiornato il 27/02/2024 20:01

Il tema del cibo “ultramoderno” è molto attuale. I ricercatori sfornano continuamente nuove idee, spesso discutibili, per convincerci a cambiare regime alimentare. E i legislatori con molta nonchalance autorizzano l’uso di farine d’insetti un po’ dappertutto. L’ultima novità arriva da un team di ricercatori italiani: la carne fatta di legno. Il progetto, chiamato “Meat from Wood”. ha impronta vegana. Dopo la carne coltivata, è la volta della carne coltivata dalla lignina. Un “progetto” seguito dal Professor Marco Vanoni dell’Università Bicocca di Milano. L’idea consiste nel convertire materiali di scarto in elementi ad alto valore aggiunto come gli amminoacidi contenuti nelle proteine della carne. Dopo il latte sintetico, dunque, ecco la carne ottenuta da un materiale di scarto dell’industria cartaria. (continua dopo la foto)

Proprio così. Materiali di scarto ricavati dalla produzione di carta. Già a sentirlo, dà il voltastomaco. E in aggiunta, la crusca di frumento. Sono prodotti che contengono vanilina. Che i ricercatori intendono convertire in amminoacidi. La spiegazione tecnica del processo necessario è una specie di scioglilingua difficilmente comprensibile, che vi risparmiamo. A parte la frase introduttiva: “Il progetto intende produrre cellule batteriche che esprimono tutte le attività enzimatiche richieste per la sintesi di amminoacidi”. Già a sentirlo così, fa venire l’acquolina in bocca, no? Ma c’è uno scoglio da superare. La catena di molecole di glucosio contenuta nella cellulosa non è digeribile per gli umani. E, dicono i ricercatori, è difficile da destrutturare. (continua dopo la foto)

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Per cui rimane un elemento non digeribile per noi. E qui entra in gioco la scienza. Il Professor Percival Zhang, della Virginia Tech, ha trovato il modo per trasformare la cellulosa in amilosio, un amido digeribile per gli esseri umani. Un processo complicato, che prevede una serie di reazioni enzimatiche e una fermentazione microbica per rompere la catena di glocosio. I ricercatori la definiscono una scoperta “innovativa e ad alto potenziale. In futuro si potrà ottenere cibo da qualsiasi parte delle piante”. Da proporre al più presto nei consueti punti vendita. Sarà. Mettere sulle nostre tavole chetina, cibi sintetici e cellulosa a noi non sembra un’idea entusiasmante. Anzi, di queste “novità” cominciamo ad averne abbastanza.

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