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Camilla Canepa, ecco chi l’ha uccisa davvero. LaVerità rivela le carte della Procura: terremoto in arrivo

Pubblicato il 06/05/2024 10:58

Mentre dalla Gran Bretagna arriva la notizia che Astrazeneca ha ritirato il suo vaccino dal commercio, dopo essere stata travolta da scandali, richieste di risarcimento e cause milionarie, e dopo aver ammesso in tribunale che il suo vaccino può causare trombosi mortali, in Italia si torna a interrogarsi su quanto success a Camilla Canepa e sulla sua morte. Anche perché le carte dell’inchiesta sulla diciottenne stroncata dalla Vitt (trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino) dopo l’assunzione del farmaco di Astrazeneca, rivelano in filigrana l’approssimazione con cui l’intera emergenza Covid e la campagna vaccinale sia stata gestita dal governo pandemico di Conte e Speranza. Dietro il decesso della ragazza, intanto, di percepisce uno sconcertante scaricabarile. La Procura di Genova, che ha ricevuto tutti gli atti, ha sbobinato le registrazioni delle riunioni del Comitato tecnico scientifico e ha sentito a verbale tutti i suoi membri. Da qui emerge un quadro penoso sulla gestione della vaccinazione di massa, con informazioni sommarie e interessi politici che hanno pesato più delle evidenze scientifiche. (Continua a leggere dopo la foto)
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Giacomo Amadori ha ricostruito la vicenda su LaVerità, citando le carte della Procura, da cui emerge che i presunti esperti di vaccinazioni chiamati a coordinare il carrozzone italiano hanno di fatto “mandato Camilla a morire”, come sintetizza nel titolo l’autore dell’articolo. I membri del Cts, sentiti a uno a uno, hanno messo in atto un processo di deresponsabilizzazione incredibile. Alla fine, però, la Procura ha deciso di non iscrivere sul registro degli indagati i membri del Cts, nonostante gli investigatori fossero di parere diverso… Scrive Amadori: “Un desolante del rimpallo delle responsabilità. Uno sport a cui partecipa anche il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, uno dei più determinati nel portare avanti la battaglia per l’utilizzo del vaccino Astrazeneca anche sotto i 60 anni di età (contro il parere, per esempio, dei colleghi Sergio Abrignani, Giorgio Palù e Giuseppe Ippolito), salvo, poi, mostrare sconcerto per il ricovero della giovanissima Canepa: «lo personalmente ho avuto la notizia ieri e ci siamo scambiati un paio di messaggi con il ministro al quale ho scritto letteralmente che trovavo inconcepibile aver proposto a una ragazza il vaccino di Astrazeneca quando la stessa aveva 22-23 anni, quelli che aveva» dichiarò il 7 giugno 2021. Per poi aggiungere: «Però di fatto gli Astrazeneca day ci sono e noi non abbiamo mai preso una posizione. Forse è arrivato il momento di prenderla»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli inquirenti gli ricordano che dopo la ragazza sono morti anche padre e nonno, di crepacuore. Locatelli allora afferma: “Se la ritenete una domanda inopportuna mi fermate: ma questa ragazza ebbe la spinta motivazionale a farsi vaccinare per…?”. La pm Io stronca: “Non per fare il viaggio della maturità ecco”. Ma perché viveva in casa con diversi anziani. “Erano persone che credevano molto nella scienza, nella medicina e si erano affidate […], per proteggere la presenza di questi nonni anziani e quindi per poterli continuare a frequentare”. A innescare il via libera ai vaccination day è stato un quesito del ministro Speranza posto direttamente a Locatelli: “Caro professore alla luce dell’evoluzione della campagna di vaccinazione in corso, in considerazione dell’attuale situazione epidemiologica del nostro Paese, ti chiedo di sottoporre al Comitato scientifico da te coordinato l’ipotesi di somministrare i vaccini Johnson&Johnson e Vaxzevria (Astrazeneca, ndr), oggi raccomandati ai soggetti sopra i 60 anni, anche alla fascia di età compresa tra i 50/60 anni”. Ricordiamo che l’Italia aveva i magazzini pieni di quei vaccini da smaltire, e forse la domanda nasce proprio per questo… (Continua a leggere dopo la foto)

Giorgio Palù, all’epoca presidente dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), ai magistrati liguri ha spiegato: “In quel periodo era già noto che l’efficacia dei vaccini a vettore adenovirale era sicuramente inferiore a quelli a mRna. Probabilmente il quesito nasce dal fatto che i vaccini a mRna non erano sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale mentre le massive scorte di quelli a vettore adenovirale potevano dare un impulso importante alla campagna vaccinale”. La riunione del Cts del 12 maggio è uno scontro continuo tra chi vuole dare l’ok e chi no. In particolar modo è Abrignani a predicare cautela con Astrazeneca ai più giovani: “Io rimango dell’idea che vista la presenza di questi eventi rari, ma che esistono, perché rischiare anche un solo morto?”. Quando Camilla è stata vaccinata, il 25 maggio 2021, il pericolo di morire di Covid ormai era minimo, il pericolo di morire di trombosi, invece, era reale. E così, purtroppo è stato. Conclude Amadori: “Nel 2021 dati e studi venivano utilizzati alla bisogna, che era quella di non sprecare sieri e di vaccinare più persone possibile. Anche a costo di far correre dei rischi alla popolazione. […] Camilla muore e l’indomani Astrazeneca viene sospeso sull’onda dell’emozione, ma anche dei dati e dei morti che il siero stava seminando. Dati e morti che non hanno impedito di far vaccinare una ragazzina di 18 anni, contro ogni evidenza scientifica”. Abrignani ai giudici ha detto che, tornasse indietro, si “taglierebbe una mano” piuttosto che dare quel nulla osta.

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