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Braccialetti elettronici: l’ultima follia liberticida in nome del contenimento dei contagi. Saremo noi i prossimi?

Pubblicato il 13/07/2022 19:36

Dalle misure restrittive, alle misure carcerarie il passo è breve. Come spesso accade, le novità più inquietanti in tema di controllo della popolazione arrivano dall’Asia, questa volta zona Hong Kong. L’isola torna letteralmente indietro di decenni, cancellando quelle conquiste di civiltà che tanto odiano dalle parti di Pechino. L’ultima follia pensata per arginare la pandemia da Covid lo dimostra: da venerdì i “braccialetti elettronici della quarantena” saranno obbligatori per le persone risultate positive a un test Covid e in isolamento a casa.
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L’obiettivo delle autorità sarebbe quello di avere maggior certezza sull’adempimento alle regole imposte dal governo, costringendo i positivi a starsene rinchiusi in casa. «Fare in modo», ha detto il nuovo numero uno della Sanità, Lo Chung-mau, in dichiarazioni riportate dal Guardian, «che l’isolamento domiciliare sia più attento». Chi non rispetta le restrizioni e, soprattutto, l’isolamento per positività, rischia multe salatissime. Sanzioni che possono arrivare fino a 25.000 Hong Kong dollars che equivalgono a oltre 3.000 euro. In alcuni casi è previsto addirittura il carcere, fino a sei mesi nei casi più estremi.
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Dal canto loro, gli “esperti” si dicono preoccupati dei possibili risvolti di questa misura totalitaria, ma non nel senso in cui ci aspetteremmo. Secondo loro, infatti, codici e braccialetti potrebbero indurre le persone a nascondere la loro positività al Covid. «L’impatto più preoccupante» delle misure «è quello su test e segnalazioni», ha detto Ben Cowling, professore di Epidemiologia alla School of public health della University of Hong Kong . Come giustamente fa notare La Verità nel riportare la notizia, però, la cosa più preoccupante, in realtà, è che gli esperti si preoccupino delle ricadute che queste misure potrebbero avere sulla diffusione del contagio, piuttosto che pensare a quale privazione della libertà possa essere. n un mondo normale, infatti, i braccialetti elettronici si mettono alle persone violente, agli stupratori. Non ai malati, o anche ai positivi, magari asintomatici.
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Ma non è tutto. Sempre a Hong Kong si introdurrà anche un sistema di codici sanitari “stile Pechino”, che a sua volta insiste sulla strategia utopica del “zero-Covid”, con un aggiornamento dell’app LeaveHomeSafe. Dunque, si potrà circolare liberamente solo con Qr code verde. Come funziona questo scempio distopico? Per i viaggiatori in arrivo a Hong Kong (dove resta in vigore la quarantena di sette giorni in albergo), scatta il giallo. Il rosso è per i positivi. Le misure di controllo sociale massivo, per ora, verranno applicate solo per il Covid, ma c’è poco da starne certi. Come avevamo scritto in un precedente articolo, infatti, ad un gruppo di cinesi è stato inspiegabilmente impedito di viaggiare seppur sani, semplicemente perché volevano andare a manifestare contro una banca che gli aveva congelato i fondi. C’è dunque un inquietante precedente a giustificare l’uso dei permessi “a semafori” per un controllo sociale che va ben oltre il discorso sanitario.
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Tutto il mondo è paese

L’Asia non è certo un territorio dove la democrazia sovrana. Oltre a Cina e Hong Kong, infatti, anche in Indonesia questo sistema dei semafori con green pass viene utilizzato per il controllo della popolazione, e nella fattispecie, per razionare l’olio da cucina. Ciò che più preoccupa è il fatto che spesso ciò che accade da quelle parti venga preso ad esempio anche nella “democratica” Europa. Come già successo con lockdown e green pass, infatti, i prossimi ad avere braccialetti elettronici e codici a semafori potremmo essere noi. Come nostro malgrado abbiamo scoperto negli ultimi due anni e mezzo, il ministro della Salute Roberto Speranza è notoriamente affascinato da quello che accade in Cina: il pericolo è che, quindi, possa subire l’influenza cinese ancora una volta. Ma a Hong Kong, come del resto in Italia, le autorità sostengono che non v’è stata alcuna limitazione delle libertà, nessun obiettivo oltre quello di contenere i contagi, promettendo di combattere la «disinformazione». Tutto il mondo è Paese.

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