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Boom di tumori precoci. La ricerca solleva inquietanti dubbi su cosa è successo in questi anni. Eccola

Pubblicato il 11/09/2022 15:11

Uno studio condotto dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital, i cui risultati sono pubblicati su Nature Reviews Clinical Oncology, lo dimostra chiaramente: il cancro appare sempre più precocemente. Secondo la ricerca, infatti, l’incidenza di tumori a esordio precoce, inclusi mammella, colon, esofago, reni, fegato e pancreas, è aumentata drammaticamente in tutto il mondo, con un aumento iniziato intorno al 1990 e poi protrattosi nel tempo. Alcuni ricercatori hanno condotto analisi approfondite dei dati disponibili per provare a capire perché a molte più persone sotto i 50 anni viene diagnosticato un cancro.
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A tal proposito, Shuji Ogino, professore alla Harvard Chan School e alla Harvard Medical School e medico-scienziato presso il Dipartimento di Patologia del Brigham ha affermato che «Dai nostri dati, abbiamo osservato qualcosa chiamato effetto coorte di nascita. Questo effetto mostra che ogni gruppo successivo di persone nate in un secondo momento, ad esempio un decennio dopo, ha un rischio maggiore di sviluppare il cancro più avanti nella vita, probabilmente a causa di fattori di rischio a cui sono stati esposti in giovane età». Ha poi proseguito dicendo, «abbiamo scoperto che questo rischio aumenta con ogni generazione. Ad esempio, le persone nate nel 1960 hanno sperimentato un rischio di cancro più elevato prima dei 50 anni rispetto alle persone nate nel 1950 e prevediamo che questo livello di rischio continuerà a salire nelle generazioni successive».
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Ogino ha lavorato con l’autore principale dello studio, Tomotaka Ugai, e colleghi dal 2000 al 2012 per analizzare i dati globali su 14 tipi di cancro che hanno mostrato una maggiore incidenza negli adulti prima dei 50 anni. Il team di ricerca ha fatto una cernita degli studi disponibili che esaminassero le tendenze di possibili fattori di rischio, comprese le esposizioni nella prima infanzia nelle popolazioni generali. Inoltre, gli esperti hanno esaminato la letteratura che descrive le caratteristiche cliniche e biologiche dei tumori a esordio precoce rispetto ai tumori diagnosticati dopo i 50 anni.
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In un’ampia revisione, il team ha scoperto che l’esposoma della prima infanzia, che comprende la dieta, lo stile di vita, il peso, l’esposizione ambientale e il microbioma di un individuo, è cambiato sostanzialmente negli ultimi decenni. L’ipotesi che ne è emersa è che alcuni fattori come la dieta e lo stile di vita occidentali possano contribuire all’aumento del cancro a esordio precoce. Il team ha riconosciuto che questa maggiore incidenza di alcuni tipi di cancro è, in parte, dovuta alla diagnosi precoce attraverso programmi di screening del cancro, ma non sono stati in grado di misurare con precisione quale percentuale di questa crescente prevalenza potesse essere attribuita esclusivamente allo screening e alla diagnosi precoce.
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«Tra i 14 tipi di cancro in aumento che abbiamo studiato, otto erano legati al sistema digestivo. Il cibo che mangiamo nutre i microrganismi nel nostro intestino – ha detto Ugai -. La dieta influisce direttamente sulla composizione del microbioma e alla fine questi cambiamenti possono influenzare il rischio e gli esiti della malattia». I possibili fattori di rischio per il cancro ad esordio precoce includevano il consumo di alcol, la privazione del sonno, il fumo, l’obesità e il consumo di cibi altamente trasformati. Fattori di rischio come alimenti altamente trasformati, bevande zuccherate, obesità, diabete di tipo 2, stile di vita sedentario e consumo di alcol sono tutti aumentati in modo significativo. Sebbene la quantità di sonno negli adulti non abbia subito variazioni significative, di contro si è scoperto che i bambini dormono molto meno oggi rispetto a decenni fa.
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Uno dei limiti presentatisi durante lo svolgimento di questo studio, è che i ricercatori non disponevano di una quantità adeguata di dati dai Paesi a basso e medio reddito per identificare le tendenze nell’incidenza del cancro nel corso dei decenni. Ogino e Ugai sperano comunque di continuare questa ricerca raccogliendo più dati e collaborando con istituti di ricerca internazionali per monitorare meglio le tendenze globali. «Senza tali studi, è difficile identificare ciò che qualcuno che ha il cancro ha fatto decenni fa o quando era un bambino – ha detto Ugai – A causa di questa sfida, miriamo a condurre in futuro studi di coorte più longitudinali in cui seguiremo la stessa coorte di partecipanti nel corso della loro vita, raccogliendo dati sanitari, potenzialmente da cartelle cliniche elettroniche e campioni biologici in punti temporali prestabiliti. Questo non solo è più conveniente considerando i molti tipi di cancro che devono essere studiati, ma credo che ci fornirà informazioni più accurate sul rischio di cancro per le generazioni a venire».

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