In Italia, al di là di tutto, un problema giustizia esiste. Soprattutto per i più poveri. È piena la nostra storia repubblicana di errori giudiziari costati vite a chi non aveva semplicemente i soldi e la possibilità di farsi difendere da bravi avvocati. L’ultima dimostrazione arriva dal cosiddetto “caso Toti”. Lui, per sua fortuna, la possibilità di difendersi per bene ce l’ha. Ed ecco dunque che emergono di nuovo diversi errori in questa vicenda che fanno porre la lecita domanda: e se nessuno li avessi scovati quegli sbagli? Roberto Spinelli, coinvolto nell’inchiesta di Genova, viene interrogato in Procura e rilascia un verbale in cui pensa di aver chiarito che il padre (Aldo, ndr) ha sì finanziato la politica, ma in maniera lecita. Invece, il giorno dopo le frasi di quello stesso verbale finiscono sulle prime pagine dei giornali e costituiscono una prova della corruzione del governatore della Liguria. Perché? Si chiede Maurizio Belpietro ricostruendo la vicenda su LaVerità: “Chi paga per un errore spacciato per reato?”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Già, perché la verità sull”interrogatorio di Spinelli jr. è un’altra. Come denuncia Belpietro, infatti, “c’è stata una clamorosa svista nella trascrizione. Ma ormai il danno è fatto. Allora ecco la nota dei legali del presunto corruttore che negano che il loro cliente abbia detto quello che la stampa gli attribuisce”. La difesa chiede di riascoltare il nastro dell’interrogatorio, lasciando intendere che qualcuno abbia trascritto male le frasi. I pm acconsentono. “Nel verbale ufficiale, quello sottoscritto, in effetti non c’è traccia di un’ammissione così pesante. Nessun riferimento alle richieste di Giovanni Toti, men che meno di soldi in nero”. Dunque, com’è uscita questa versione che rischia di inguaiare il governatore, ma anche i suoi finanziatori? E così, dopo giorni di illazioni, ecco spuntare la verità: “Toti, secondo la ricostruzione fatta davanti agli inquirenti dall’imprenditore portuale, non chiese mai quattrini sottobanco, ma soltanto un sostegno economico da dichiarare regolarmente e dunque, per definizione, tracciato”. (Continua a leggere dopo la foto)
La prova regina per incastrate Toti, dunque, al momento non esiste. Il governatore, però, è ancora agli arresti domiciliari. Conclude Belpietro il suo articolo: “Viene il sospetto che le esigenze di custodia cautelare non siano poi così stringenti e forse, se ci sono elementi sarebbe il caso di chiedere il processo. Sempre che questi non siano evaporati come la famosa frase sui finanziamenti illeciti che poi erano leciti…”. Poi la stoccata finale: “Per queste invenzioni, qualcuno pagherà?”.
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