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Azzolina e la trasparenza negata sul suo concorso da preside

Pubblicato il 14/09/2020 18:37 - Aggiornato il 14/09/2020 18:43

di Gianluigi Paragone.

“Che fatica la vita da ministra”. Con questa scritta stampata su una maglietta la ministra Azzolina prosegue la propria inarrestabile corsa dentro il famoso “imbuto”, dove tutto cominciò. Lo fa anche grazie a una campagna televisiva che nel mese di agosto ha portato la giovane grillina ad essere più presente del premier Conte nei tg de La7 e in quelli della Rai più di Di Maio. Insomma, Lucy SuperAzz c’è. Non a caso Carlo Tecce sull’Espresso ha parlato di strane promozioni televisive coordinate dalla sua dirigente al ministero Giovanna Boda (già braccio destro di Maria Elena Boschi, il che vale come garanzia) e finalizzate a promuovere l’immagine della ministra, con tanto di trattative per campagne di comunicazione.

Che fatica la vita da ministra, dicevamo. Già, fintanto che non si conosce la fatica di essere genitori con la Azzolina ministro lo si può anche credere. Ma appunto non sono problemi che riguardano questa Alice nel paese delle Meraviglie alla quale tutto sfugge tranne una cosa. Le sfuggono per esempio tante corbellerie dalla bocca, ma nel governo è in buona compagnia, quindi è lecito non accorgersene. Le sfuggono le macro questioni organizzative circa il reclutamento degli insegnanti e del personale, tanto che molti genitori già stanno facendo i conti con ore buche, ingressi e uscite da scuola scoglionati (e se hai due figli in età scolare non è una fatica, ma è roba da crisi di nervi). Le sfuggono i particolari sugli assembramenti nelle classi e soprattutto su quei banchi che tanto hanno fatto discutere la giovane Lucia a favore di telecamera ma della cui provenienza – per lo più Made in China – non è dato sapere, perché il Super Commissario a Tutto, Domenico Arcuri, non vuole che si sappia.

Insomma, tanti argomenti sfuggono alla Azzolina. E su cui saltella con spensierata e superficiale leggerezza. Solo su un argomento, invece, la Azzolina si toglie la maschera da Alice nel Paese delle Meraviglie e tira fuori gli artigli: la trasparenza sulle prove del concorso per dirigenti scolastici a cui lei partecipò quando era parlamentare in commissione cultura (commissione dove si trattano le materie della Istruzione). Si tratta di un concorso clamorosamente annullato dal Tar per oggettive e documentate irregolarità della procedura selettiva ed oggi sub iudice presso il Consiglio di Stato cui spetta, dopo tre rinvii, la parola decisiva. O almeno così si spera.

La trasparenza delle prove, dicevamo. Intanto va premesso e chiarito che quando la ministra Azzolina viene presentata come dirigente scolastico, la definizione è scorretta: non lo è, è in graduatoria ma priva di nomina. Ha solo “superato” un concorso pieno di ombre annullato dal Tar con nove sentenze avverse (tra cui due di annullamento, 3 con obbligo di ostensione degli atti), un concorso su cui stanno indagando 6 procure. Insomma più che un concorso si tratta di una commedia degli equivoci, dove la Azzolina recita una parte fondamentale: la gnorri. Tu domandi della trasparenza degli atti? Domandi della sua prova? Pretendi che il ministero si uniformi alla trasparenza, parola un tempo magica dalle parti dei Cinquestelle? Lei parla d’altro, finge di ignorare, balbetta cose e con piglio ultimativo fa melina al fine di inserire il silenziatore.

Così, mentre SuperAzz spende le più belle parole per augurare un buon anno agli studenti, mentre parla del valore educativo della scuola e soprattutto sottolinea la campagna anti-bullismo, ecco che lei è la prima che con l’arroganza del Potere ministeriale nega quella trasparenza degli atti e delle prove che faciliterebbero la soluzione del concorso-giallo cui lei stessa partecipò.

Da qui, dunque, la domanda finale: di cosa ha paura Lucia Azzolina? Teme che la verità sulle prove cambi la graduatoria e quindi la sua posizione? Teme che si sappiano le sue valutazioni? Perché i tanti giornalisti con cui ha avuto modo di interloquire queste settimane non ce n’è uno che vada dal presidente della Commissione 30, Massimo Arcangeli, per sapere quanto fu valutata in informatica (altro che , signora Lucia…) o nella prova di lingua straniera? A noi un uccellino lo ha detto.

In chiusura, ministra Azzolina, perché il suo predecessore Lorenzo Fioramonti stava collaborando assicurando la trasparenza degli atti e invece lei blocca tutto? Grazie infatti alla ostensione delle prove garantita da Fioramonti sappiamo che un terzo degli elaborati risulta esser stato valutato in maniera errata, superficiale e incomprensibilmente inadeguata. Tanto che con quelle prove parecchi ricorrenti stanno vincendo davanti a un giudice.

Azzolina, non si comporti come i bulletti di quartiere che alzano la voce mostrando i muscoli: faccia vedere le carte e non ostacoli quel che la giustizia sta chiedendo.