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“Assalto alla pensione!”. Ecco i piani del summit su come “trasformare” i pensionati italiani in polli da spennare

Pubblicato il 29/04/2024 10:35

Il tema della pensione torna al centro del dibattito, ovviamente in chiave di taglio, essendo una delle voci più dispendiose per le casse dello Stato: ben 317,5, miliardi di euro sono stati infatti spesi in previdenza solo lo scorso anno. Nel 2014 la spesa previdenziale era di 256,6 miliardi, questo vuol dire che si è registrato un tasso di crescita annuale del 2,4%. Secondo uno studio di European House Ambrosetti, oggi un pensionato su tre percepisce una pensione inferiore a 1000 euro al mese e la situazione potrebbe peggiorare. Ed è qui, infatti, che si verifica il vero assalto, perché se oggi la pensione percepita è pari all’81,5% dell’ultimo stipendio percepito, questa percentuale è destinata drammaticamente a scendere in modo progressivo da qui al 2050. Nel 2050, infatti, la pensione sarà pari al 67,6% dell’ultimo stipendio percepito. Quasi la metà praticamente. (Continua a leggere dopo la foto)
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Ed è per questo che in tanti stanno già ricorrendo alla previdenza integrativa, anche se in minor misura rispetto a quanto accade negli altri Paesi d’Europa. Su questi temi è stato organizzato un summit da Repubblica, dalla sezione Afffari&Finanza. Quello che emerge dagli ospiti chiamati a parlare e dal taglio dell’evento, nonché dall’articolo di lancio firmato da Walter Galbiati, è che gli italiani verranno presto trasformati da “pensionati” a polli da spennare. La sola risposta possibile a questa sfacelo, infatti, starebbe nelle pensioni integrative. Secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, rielaborati dall’Ufficio Studi di European House Ambrosetti e ripresi da Repubblica, la previdenza pubblica contribuisce per il 75% al reddito degli individui con più di 65 anni, “mentre la previdenza complementare solo per il 5,3%, contro percentuali molto più elevate in Paesi come Germania (13,7%), Francia (15,4%), Regno Unito (41,8%) e Paesi Bassi (44,9%)”. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrive Galbiati su Repubblica: “Un maggior ruolo della previdenza complementare è fondamentale per mantenere il tasso di sostituzione intorno ai livelli attuali (80%). E se è vero che negli ultimi dieci anni, anche grazie alle forme silenzio-assenso, le posizioni sono aumentate del 73% fino ad arrivare ad essere 10,7 milioni, serve fare ancora di più”. Già, fare di più. Ma in che senso? Nel senso che gli italiani saranno costretti da qui a breve a iniziare a mettere da parte i soldi da soli, oltre quelli che gli vengono già trattenuti alla fonte, se vorranno avere una pensione dignitosa quando smetteranno di lavorare. Il tutto, ovviamente, a favore di chi gestisce questi fondi che tratterrà una percentuale. Con i soli media che tirano la volata al nuovo sistema.

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