“Non è possibile che su un tema delicato come la nostra salute ci sia ancora questa certificazione di menzogna, è una roba che non sta né in cielo né in terra”. Con queste parole Mario Giordano ha puntato il dito contro l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, messa duramente sotto accusa durante l’ultima puntata del programma Fuori dal Coro, in onda su Rete 4. Nel corso della trasmissione ha sottolineato come siano stati puntualmente ignorati gli allarmi sui possibili effetti avversi dei vaccini. Anche quando a lanciarli erano altri enti regolatori: “Il 31 marzo – ha spiegato Giordano mostrando un grafico con i dati – l’Ema, Agenzia europea del farmaco, ha segnalato il rischio di trombosi invitando a valutare i rischi dei costi e dei benefici. La reazione dell’Aifa? Eccole qua”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Eppure, come emerso dalle mail di alcuni funzionari Aifa, l’Agenzia italiana non avrebbe ascoltato quell’allarme, anzi: “Le reazioni all’Aifa? ‘Si sta facendo un allarmismo esagerato’. C’erano già 44 persone con delle trombosi e Nicola Magrini, ex direttore Aifa, si preoccupava piuttosto di non fare allarmismo”. (Continua a leggere dopo la foto)
I documenti segreti sui vaccini@mariogiordano5: “Noi questo silenzio lo dobbiamo rompere”#Fuoridalcoro pic.twitter.com/gFerNtMVuD
— Fuori dal coro (@fuoridalcorotv) April 25, 2023
Tra le mail di funzionari Aifa si legge ancora, come mostrato da Giordano: “Così buttiamo via il vaccino Astrazeneca”, “si rischia di rallentare il processo di vaccinazioni”. Messaggi che hanno fatto sbottare duramente il conduttore: “Per non buttare via il vaccino buttiamo via le gambe delle persone che sono state colpite da trombosi”. Nel corso della puntata è stato mostrato un servizio dedicato proprio a una vittima di questi effetti avversi, Maurizio, intervistato dalla giornalista Marianna Canè. (Continua a leggere dopo la foto)
“Maurizio Cara è un antropologo – ha spiegato la giornalista di Fuori dal Coro – colpito da una trombosi alla gamba destra dopo il vaccino, talmente grave da dover amputare l’arto”. L’uomo aveva inviato nei mesi successivi una mail ad Aifa per raccontare il suo caso, chiedendo che fosse posta attenzione sugli effetti avversi e le possibili, gravissime conseguenze per la salute dei pazienti. Risposte da parte dell’ente? Nessuna. “Non è giusto che ci abbiano abbandonato”.
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