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Incubo per un bimbo di 7 anni. A causa dei protocolli Covid per poco si sfiora la tragedia

Pubblicato il 07/01/2021 17:40

Sette anni, una guancia gonfia per un ascesso e 39 gradi di temperatura: l’ospedale Di Cristina lo indirizza a “Malattie infettive”, la madre non ci sta e lo porta a Villa Sofia dove viene ricoverato. “È stato un incubo”, dice lo stesso protagonista, un bambino di Palermo. La mamma ha raccontato la loro odissea a Repubblica: “Per me – spiega la madre – l’incubo è stata la sensazione di sentirmi abbandonata dai medici”. E per questo motivo ha presentato una denuncia ai carabinieri nei confronti dell’ospedale Di Cristina per omissione di soccorso. È lì che si era rivolta per il malore del figlio. Ma, a causa delle procedure Covid che stanno rischiando di far ancora più male ai soggetti non malati di Covid, si rischiano ogni giorno omissioni e tragedie.

Il bambino, secondo il racconto della madre che adesso è al vaglio degli investigatori di Palermo, non è stato visitato perché aveva la temperatura corporea a 39 gradi. “Al pronto soccorso appena hanno saputo che mio figlio aveva la febbre, mi è stato detto che avrebbero disposto il ricovero in Malattie infettive, come previsto dal protocollo anti-Covid. Ma il gonfiore alla guancia destra di mio figlio era evidente – racconta a Repubblica – ed era palese che il suo problema non era legato al coronavirus. Non volevo che rischiasse in un reparto come quello e ho chiesto un tampone”.

Continua la signora di Palermo: “Non mi è stato concesso. Un medico, poi, ci ha consigliato di andare a casa, curare la febbre e dopo tre giorni andare dal dentista. Mi sono sentita stordita da quella risposta”. La mamma non si è fermata a quel consiglio e in pochi minuti è arrivata col figlio, già con 40 di febbre, al pronto soccorso pediatrico di Villa Sofia. “Mi sembrava tutto così assurdo. Mio figlio soffriva, aveva bisogno di essere visitato. Oltretutto, lui ha disturbi ai denti da quando aveva un anno e lo avevo anche spiegato al Di Cristina”, ricostruisce la signora.

Poco dopo le 15 del 23 dicembre Lucio è stato visitato d’urgenza al pronto soccorso di Villa Sofia. I medici hanno eseguito un tampone rapido, risultato negativo, e poi anche uno molecolare. Il bambino è rimasto ricoverato fino alla sera del 24 dicembre. “Mi ha spiegato un medico che se avessimo perso ancora tempo – continua la mamma – il mio bambino avrebbe rischiato conseguenze peggiori, l’infezione era grave e poteva coinvolgere anche l’occhio. Abbiamo deciso di presentare una denuncia perché è vero che siamo in un momento particolare ma non si può lasciare alla porta un bambino con evidenti segni non riconducibili al Covid”.

Anche i vertici dell’ospedale Di Cristina si preparano a fare accertamenti su quanto successo. “Non risulta una segnalazione specifica a questa direzione aziendale sul fatto. Non appena saranno acquisite maggiori notizie, con sufficienti elementi di ricognizione, disporremmo alla direzione medica di presidio il necessario approfondimento sui fatti relativi alla supposta carenza assistenziale”, dice a Repubblica il direttore sanitario dell’Ospedale dei bambini, Salvatore Requirez.

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