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100mila braccianti bloccati dal Green pass: così il governo mette in ginocchio l’agricoltura

Pubblicato il 20/10/2021 09:45

Da un lato, si rischia di vedere un pericoloso boom di lavoro in nero nell’agricoltura. Dall’altro, vista la carenza di personale, i prodotti rischiano di restare a marcire sugli alberi o nei campi, senza nessuno che li raccolga. Sono questi gli effetti della sciagura chiamato Green pass e reso obbligatorio da Mario Draghi, ormai, anche per poter svolgere una professione. Con gli operatori del settore che hanno già iniziato a lanciare l’allarme, puntualmente inascoltati dal mondo della politica.

100mila braccianti bloccati dal Green pass: così il governo mette in ginocchio l'agricoltura

Attraverso le pagine de La Verità, il titolare della casa vitivinicola Monsupello Pierangelo Boatti ha spiegato: “Va sottolineata la tendenza all’aumento del lavoro nero causata dal Green pass, in quanto i lavoratori sprovvisti del certificato che non possono essere impiegati in maniera regolare finiscono comunque per trovare un’occupazione senza contratto e senza restrizioni Covid. Tra un mese sarà tempo di potatura e sarebbe indispensabile porre delle regole rigide”.

Un’analisi realizzata da Coldiretti nelle scorse ore, ha evidenziato come circa 100mila lavoratori stranieri su un totale di 400mila non potranno lavorare per raccogliere i frutti della terra. Il presidente Ettore Prandini ha così lanciato l’allarme: “Per non lasciar marcire la produzione sugli alberi è importante intervenire per facilitare l’accesso al lavoro di quanti sono in regola. L’attività agricola è legata ai cicli stagionali delle coltivazioni e non può essere fermata”.

A questi problemi se ne aggiunte poi un altro, già noto al governo che non è però ancora riuscito a trovare una soluzione: la presenza, nel settore, di tanti lavoratori extracomunitari che hanno ricevuto vaccini non riconosciuti dalle nostre autorità sanitarie (Sputnki, Sinovac e via dicendo). Anche loro, a partire dal 15 ottobre, non potranno più essere impiegati, almeno non regolarmente. Il rischio di una nuova, triste impennata di lavoro in nero, infatti, è dietro l’angolo.

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