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E questi sarebbero i sostegni? Malvezzi smaschera Draghi: “Ecco come ha ingannato tutti”

Pubblicato il 24/03/2021 14:40 - Aggiornato il 24/03/2021 14:51

Il Dl Sostegni varato da Draghi e del suo governo è solo una grande presa in giro. Un inganno. Un trucco fatto coi numeri che solo un grande banchiere dell’Ue poteva mettere in atto. Come spiega Valerio Malvezzi su Twitter, “il governo dice agli imprenditori che darà loro il 60% di contributi. In realtà va diviso per 12 mesi, che fa un 5% annui”. Un trucco, appunto. “Draghi riesce quindi per ora nell’arduo compito di fare peggio di Conte”. I ristoratori sono quelli più sul piede di guerra, un mondo che da metà ottobre avanza a singhiozzo con aperture e chiusure (solitamente comunicate meno di 24 ore prima) a seconda del colore di appartenenza e potendo contare solo su asporto e delivery, l’altra grande presa in giro. Ma come funziona questo Dl Sostegni? (Continua a leggere dopo la foto)

Innanzitutto il decreto esclude chi ha fronteggiato mancati ricavi sotto la soglia del 30%, soglia posta dall’esecutivo per distribuire i finanziamenti. Quindi un ristoratore che ha avuto una perdita di fatturato del 29%, ad esempio, non vedrà un fico secco. Per il governo va bene così: quel ristoratore può riuscire benissimo ad andare avanti. “Il futuro per tanti di noi rischia di trasformarsi in un autentico incubo”, dice ad esempio Gianni Del Mastro, uno dei ristoratori del centro storico di Bari, all’indomani della presentazione del nuovo decreto Sostegni da parte del governo. “Paghiamo ancora una volta noi le colpe di scelte politiche sbagliate”. (Continua a leggere dopo la foto)

Facendosi portavoce della categoria, Gianni Del Mastro esprime tutto il suo disappunto nei confronti dei ristori, a suo dire troppo esigui, disposti dal nuovo decreto: “Una mancetta per tutti a fronte di una chiusura parziale o totale di 7 mesi negli ultimi 12”. La linea di Draghi è dunque ora palese: far proseguire l’economia scegliendo, in maniera preventiva, coloro che sono in grado di farcela. Tutti gli altri possono anche andare a gambe all’aria, compresi dipendenti e famiglie. Si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. Ecco la grande presa in giro. (Continua a leggere dopo la foto)

L’indennizzo (che non può superare i 150 mila euro) viene parametrato sulla media della perdita mensile registrata nel raffronto tra 2020 e 2019, moltiplicata per due.
L’ammontare dell’indennizzo è parametrato a 5 fasce di ricavi e decresce all’aumentare del fatturato: – indennizzo del 60% per le imprese con fatturato fino a 100 mila euro; – del 50% per quelle tra 100 mila e 400 mila euro; – del 40% tra 400 mila e 1 milione; – del 30% tra 1 e 5 milioni; – infine, del 20% per quelle con fatturato tra i 5 e i 10 milioni di euro. Intanto, i ristoratori di tutta Italia si dicono intenzionati a mobilitarsi sui social e nelle piazze per chiedere ristori adeguati per garantire la sopravvivenza soprattutto agli imprenditori del comparto che sono maggiormente in difficoltà.

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