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Il bancomat sconfigge la merciaia di 99 anni: “Non so usarlo, chiudo”

Pubblicato il 30/12/2019 15:08

È bene che si raccontino anche storie come questa, per far capire che la politica e la realtà della gente spesso viaggiano su due binari paralleli. La storia è quella di Brunilde, 99 anni, e della volontà del governo di insistere in modo scriteriato con la lotta all’evasione fiscale fondata su principi assurdi e pratiche che danneggiano i piccoli commercianti e i cittadini. Brunilde ha una storica merceria, e da qualche settimana dice che presto sarà costretta a chiudere. Non per i suoi 99 anni che non le impediscono affatto di essere dietro il banco ogni mattina, no. Ma come racconta Repubblica, a mettere il capolinea a questo negozio che si trova a Prato è il bancomat.

“Non lo so usare e nemmeno voglio imparare. Se il governo mi costringerà a metterlo in negozio vuol dire che è arrivato il momento di lasciare l’attività”. È impossibile non avvertire una stretta al cuore, impossibile non sentirsi per un attimo dalla stessa parte di Brunilde Cocchi, lì tra gli scaffali verdi di legno e il banco in formica dello stesso colore, in quel posto piccolo come lei. Questo negozio è un patrimonio di ricordi.

“Non chiudo più a gennaio, hanno dato la proroga… così un pochino vado avanti ancora”, dice riferendosi al fatto che dal luglio 2020 il governo ha annunciato l’obbligo del pos per i pagamenti elettronici. Questa non è la storia di una battaglia, ma di una resa. Brunilde considera il bancomat la sua linea di arrivo, più che un traguardo, un ostacolo troppo alto da saltare. “Non fa per me”, dice, e si prepara a issare bandiera bianca, ad uscire di scena. “Se mi obbligano chiudo”.

La merciaia di Prato non ha figli, non si è mai sposata e non è il tipo da cedere a troppe nostalgie: “Pazienza, certamente un po’ mi dispiace, ma non ci posso fare niente”. Questo negozio che “prima della guerra era anche più piccolo perché occupato da un biciclettaio”, venne aperto da sua madre nel lontanissimo 1927. “Ci vengo da quando andavo a scuola”. E ora, grazie a questi geni che stanno al governo, un patrimonio come questo andrà perduto.

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