x

x

Vai al contenuto

Milioni di posti di lavoro a rischio. L’appello disperato dei lavoratori del turismo

Pubblicato il 26/03/2020 12:31 - Aggiornato il 26/03/2020 15:54

Siamo lo Stato che può vantare il maggior numero di siti indicati nella Lista del Patrimonio dell’umanità stilata dall’UNESCO. Nel 2019, ci siamo classificati come il quinto Paese più visitato al mondo con 94 milioni di presenze stranieri secondo l’ENIT. Prima di iniziare a prestare attenzione alle previsioni, teniamo ben presente che solo il settore del turismo, direttamente e indirettamente, vale per l’Italia ben il 13% dell’intero Pil e oltre 3 milioni di posti di lavoro.

Secondo uno studio condotto da Assoturismo -Federazione italiana del turismo- e riportato da “La Repubblica”, anche se si immaginasse una rapida risoluzione dell’emergenza sanitaria in Italia (cosa che non sembra realistica), l’effetto che si avrebbe sul turismo sarebbe comunque pesantissimo. Nella migliore delle ipotesi si chiuderebbe il 2020 con una perdita di ben 260 milioni di presenze rispetto al 2019, abbassando il conteggio da 430 milioni a 172 milioni di presenza. Che tradotto in termini economici significherebbe 29,1 miliardi di minore spesa turistica. Insomma, si ritornerebbe per intenderci agli stessi livelli che si registravano a metà anni ‘60, quando il mondo era diviso in blocchi e i viaggi aerei erano un lusso per pochi.

 La ripresa del mercato, inoltre, non avverrà prima dell’inizio del 2021 e cioè non prima che vengano sbloccate le frontiere e icollegamenti internazionali e si ritorni ad una completa normalità.

Il Presidente della Federazione Vittorio Messina ha appena lanciato un disperato appello: “Di fronte a uno scenario così, gli interventi previsti dal decreto Cura Italia per le imprese del turismo sono inconsistenti.
Chiediamo che, già in fase di conversione dei decreti, si possa lavorare per trovare soluzioni realmente efficaci per le imprese del comparto, che in questo momento vedono azzerati i propri fatturati”.
Nel decreto si parla infatti di mini-rinvii fiscali, ma le imprese di certo non recupereranno in un mese o due liquidità. Anche il credito di imposta del 60% sul canone di locazione del solo marzo è del tutto insufficiente, considerato che esclude del tutto il mondo dell’extralberghiero e dell’alberghiero.

“Grande delusione, poi, per la mancata istituzione di un Fondo di crisi per il turismo, che – conclude Messina – pure avevamo richiesto con forza.”
Come riporta “Il fatto quotidiano” le imprese intanto stanno già avviando i tagli sui lavoratori. A Pisa l’imprenditore Antonio Veronese ha annunciato che licenzierà 21 dei suoi 25 dipendenti: “In città non ci sono più turisti e questo si ripercuote sulle attività commerciali. E’ dura per me licenziare così tante persone, sapendo che tra di loro c’è chi ha mutui da pagare o famiglie da mantenere. Eppure è una realtà comune a molte aziende.”

Ma oltre ai proclami fatti nelle dirette Facebook notturne, il governo è tanto prolifico di divieti e autocertificazioi quanto avaro di azioni concrete. E anche quando ci prova, come con l’aiuto di 600 euro ai lavoratori autonomi, ci mette dentro talmente tanta burocrazia che vanifica ogni buon proposito.
Al contrario altri governi nel mondo si dimostrano ben più concreti adottando iniziative come quella dell’helicopter money, che consentirà di mettere danari direttamente nei conti correnti correnti dei cittadini.
Il governo è avvertito, nel turismo come negli altri settori, o si interverrà con decisione e concretezza o il disastro sarà lo scenario più probabile.